19 marzo 2024
Aggiornato 03:30
Governo

Di Maio «svende» il M5s al Pd e tradisce Salvini: «Qualsiasi discorso con la Lega si chiude qui»

Il peggiore degli incubi che disturbava il sonno dei grillini si è materializzato dopo uno stallo politico fin troppo noioso, e dannoso

Il capo politico del M5s Luigi Di Maio
Il capo politico del M5s Luigi Di Maio Foto: ANSA/ETTORE FERRARI ANSA

ROMA - Il peggiore degli incubi che disturbava il sonno dei grillini si è materializzato così, in un pomeriggio, dopo uno stallo politico fin troppo noioso, e dannoso. Il Movimento 5 Stelle, sempre più allineato al Sistema, sceglie ciò che fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile. «Per me qualsiasi discorso con la Lega si chiude qui»: Luigi Di Maio fa dunque il passo che gli era stato chiesto dal Partito democratico come precondizione per aprire una trattativa per un possibile governo. «Sono passati circa 50 giorni – ha spiegato nelle sue dichiarazioni alla stampa al termine del colloquio della delegazione del Movimento 5 stelle con il presidente della Camera Roberto Fico – in cui abbiamo provato in tutti i modi e le forme a portare la Lega a firmare un contratto di governo per il cambiamento. Ma Matteo Salvini e la Lega hanno deciso di condannarsi all’irrilevanza, per rispetto del loro alleato, invece di andare al governo nel rispetto del voto degli italiani». E’ chiaro che un governo del centrodestra non è più una ipotesi percorribile, sostiene il capo politico del M5s. Gli unici a non averlo capito forse sono proprio i partiti del centrodestra, e taglia corto: "Dopo il fallimento del mandato della presidente Casellati è una ipotesi tramontata del tutto».

La replica di Salvini
A Salvini non è certo andato giù l'amaro boccone: "Di Maio mi accusa di essere 'irrilevante'? Forse voleva dire 'coerente' e leale, visto che lavoro da 40 giorni per formare un governo fedele al voto degli italiani" attacca il leader del Carroccio. "Amoreggiare con Renzi e col Pd, pur di andare al potere, mi sembra invece irrispettoso nei confronti degli italiani e dei propri elettori». "Se vuole smettere di polemizzare e aiutarmi a ricostruire questo Paese io, come leader del centrodestra, sono pronto", aggiunge. Ma a questo punto l'impasse istituzionale chiede una risoluzione, non più rinviabile, e l'opzione M5s-centrodestra si allontana sempre di più.

O si fa un governo o si torna al voto
Di Maio ricorda che ha 338 parlamentari "e dobbiamo tentare fino alla fine di dare un governo del cambiamento al Paese. Ovviamente un contratto di governo passa per delle intese, ma con 338 parlamentari non può esistere l’opposizione: o si fa un governo o si torna al voto». E dunque colui che avrebbe dovuto fare la rivoluzione si piega e chiede al Pd "di venire al tavolo non subito a firmare il contratto, ma a verificare se ci siano i presupposti per metterlo in piedi». Si dice consapevole dei tempi interni del partito ("Conosco le loro dinamiche e i loro organi decisionali, rispetto quei tempi"), però il punto adesso è capire se ci siano o meno i presupposti: "Ci facciano sapere quando sono disponibili" prosegue Di Maio.

Si resta alternativi
Guai tuttavia a parlare di convergenze oltre un certo limite. Di Maio vuole rassicurare gli elettori, che definire arrabbiati e delusi ormai pare superfluo: "E' chiaro che il Movimento 5 stelle e la Lega, il M5S e il Pd, il M5S e qualsiasi partito sono e resteranno alternativi. E questo, ovvero il fatto che siano alternativi, deve essere un segno di rispetto nei confronti dei nostri elettori e degli elettori dei partiti». Sacrosanto, "ma è chiaro anche, e lo sanno tutti, che nessuna forza politica può fare da sola, nessuno può fare un governo da solo». Per questo il Movimento che fu di Beppe Grillo ha voluto ribadire la sua disponibilità a discutere sui temi, "nonostante con il Pd ci siano profonde differenze e anche trascorsi da non ignorare. Ma se riusciremo a far uscire dal pantano le famiglie e le imprese italiane, sui temi ci siamo e lo abbiamo sempre detto".

Bene Martina, ma valori non negoziabili
L'apprezzamento nei confronti delle parole del segretario del Partito democratico, Maurizio Martina, è tutt'altro che scontata, ma arriva: "Sono parole che vanno nella direzione di un'apertura. Abbiamo detto al presidente Fico che noi manteniamo la linea che portiamo avanti dal giorno dopo le elezioni: ci siamo sui temi per un contratto di governo per il cambiamento di questo Paese». Di Maio insiste sul piano della non negoziabilità rispetto a ai "nostri valori e alle nostre battaglie storiche": costo della politica, reddito di cittadinanza, lotta al business dell'immigrazione, pensioni, conflitto di interessi. "Sono temi che abbiamo a cuore e qualsiasi contratto di governo dovrà essere ratificato dai nostri iscritti sulla piattaforma Rousseau".