29 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Movimento Cinque Stelle

M5s, inchiesta Iene tocca 14 parlamentari. Casaleggio punta alla linea dura

L'inchiesta delle Iene si allarga e arriva a toccare 14 parlamentari morosi. E intanto Davide Casaleggio annuncia la linea dura

Davide Casaleggio
Davide Casaleggio Foto: ANSA / ALESSANDRO DI MEO ANSA

ROMA«Sarebbero 14 i parlamentari Cinque stelle che hanno pubblicato dei bonifici che non sono mai arrivati a destinazione nel fondo per il microcredito. Questo il numero che risulta alla fonte de Le Iene e che sveliamo con questo nuovo episodio dell’inchiesta di Filippo Roma e di Marco Occhipinti, e che quindi contraddirebbe quanto detto da Luigi Di Maio». È quanto si legge sul sito della trasmissione Mediaset.  «Il candidato premier dei Cinque stelle, infatti – si legge ancora – il giorno dopo l’incontro con la nostra Iena, aveva reso noto l’esito dell’accertamento per verificare quanti parlamentari non fossero in regola con le restituzioni di parte dello stipendio, come vuole la regola del Movimento. Di Maio ha così comunicato che sarebbero otto i parlamentari morosi, con un buco di quasi 800mila euro. Ma secondo la nostra fonte sarebbero quasi il doppio. E alcuni di questi parlamentari morosi, ancora senza nome perché prima vorremmo incontrarli per chiedere conto, avrebbero escogitato un altro giochino originale per trattenere più soldi nelle loro tasche. Non si tratterebbe, quindi del solito metodo di annullamento del bonifico appena inviato, che permetteva così di inviare la ricevuta al sito tirendiconto.it e quindi di risultare formalmente in regola, che in tanti hanno praticato»

I nomi raddoppiano?
La lista resa nota dallo stesso Di Maio di chi non ha versato comprende otto nomi: Ivan Della Valle (non ha restituito 270 mila euro), Girolamo Pisano (200 mila), Maurizio Buccarella (137 mila), Carlo Martelli (81 mila), Elisa Bulgarelli (43 mila), Andrea Cecconi (28 mila), Silvia Benedetti (23 mila) ed Emanuele Cozzolino (13 mila). «Noi - scrivono le Iene - avevamo pubblicato una lista più ampia, che comprendeva anche Massimiliano Bernini, Barbara Lezzi e Giulia Sarti. Nei prossimi giorni renderemo noti i chiarimenti dei parlamentari che non sono presenti nella lista di Di Maio e che siamo riusciti a incontrare. Secondo la nostra fonte, però, i parlamentari coinvolti nella mancata restituzione di parte del loro stipendio sarebbero 14, e nei prossimi giorni vi daremo ulteriori aggiornamenti».

Casaleggio: al minimo dubbio nessun dubbio
«'Al minimo dubbio, nessun dubbio', diceva mio padre». Davide Casaleggio, in un'intervista al Corriere della Sera, annuncia la linea dura per i parlamentari M5s che hanno mancato di restituire parte dello stipendio, perchè sulla vicenda «ho lo stesso stato d'animo di tutti i nostri iscritti. Da un lato mi sono sentito preso in giro da queste persone, dall'altro orgoglioso del Movimento perché, come sempre, ha immediatamente messo fuori chi va contro le nostre poche e chiare regole».

L'addio di Borrelli
Chi invece è uscito di propria iniziativa è l'ex fedelissimo David Borrelli: «Nessuno se lo aspettava. Non abbiamo compreso appieno le motivazioni che stanno dietro alla sua decisione, di cui comunque prendiamo atto», dice Casaleggio, che non dà una spiegazione dell'addio di Borrelli ma smentisce l'esistenza di incomprensioni: «Le ricostruzioni giornalistiche sono assolutamente prive di fondamento. Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e ha sempre dato una grossa mano anche nella gestione del Movimento e dell'Associazione Rousseau». E sull'intenzione di Borrelli di dare vita ad un nuovo movimento dice: «Non è chiaro cosa farà, ma le cose che farà al di fuori del Movimento non mi riguardano».

I due mandati
In merito alla possibilità di rivedere la regola dei due mandati, «le regole fondanti del Movimento non sono in discussione. Chi entra nel Movimento lo fa per spirito di servizio, non per fare politica di professione. Due mandati elettivi sono più che sufficienti per incidere sul cambiamento dell'Italia», è la convinzione di Casaleggio. «Noi al primo mandato abbiamo fatto la prima vera spending review dei costi della politica: 23 milioni di euro di donazioni, più la rinuncia di 42 milioni di rimborsi elettorali delle politiche, più la rinuncia dei rimborsi elettorali delle regionali, più tante altre cose arriviamo a circa 100 milioni di euro», rivendica. «Non è male per chi è stato solo opposizione. Al governo in 5 anni potremo fare molto di più».