28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Immigrazione

L'analista Verga al DiariodelWeb.it: «Dall'industria dei migranti chi guadagna (e chi paga)»

Il business degli sbarchi muove 4 miliardi all'anno, di cui una grossa fetta finisce dalle casse dello Stato in quelle dei privati. E deciderà le prossime elezioni

ROMA – Noi cittadini ci limitiamo a subirlo, ma c'è qualcuno che sul problema dell'immigrazione ci fa affari, naturalmente a spese dello Stato. Di quella che lui stesso ha definito l'«industria dei migranti» si è occupato l'analista di scenari internazionali Enrico Verga, sul Sole 24 Ore: «Numeri del ministero dell'Economia alla mano, nel 2017 la spesa prevista era di 4 miliardi, e qualche previsione si spingeva addirittura a 5 – racconta ai microfoni del DiariodelWeb.it – Qui non si può più parlare di emergenza: per fare un confronto, pensiamo che per il dissesto idrogeologico lo Stato ha stanziato solo un miliardo di euro all'anno». Insomma, la cosiddetta crisi degli sbarchi ha lasciato spazio ad un fenomeno strutturale: «Le statistiche degli arrivi sono andati aumentando negli ultimi quattro anni. I corridoi principali dall'Africa sono tre: quello occidentale della Spagna, quello centrale Libia-Italia, e quello orientale attraverso la Grecia e la Turchia. Quest'ultimo è stato bloccato, anche grazie ai finanziamenti dell'Unione europea ai turchi: così, dati alla mano, il flusso principale ora è quello centrale, che riguarda noi. Questo è un problema molto serio».

I conti con gli elettori
Ma questi quattro miliardi all'anno finiscono nelle tasche di chi? «Stando alle analisi dello stesso ministero, una buona fetta alle operazioni di salvataggio – prosegue Verga – Ma un'altra parte, circa un miliardo, è quella del costo per gli alloggi: centri di smistamento o veri e propri alberghi che guadagnano 20-35 euro al giorno a persona. E il grosso dei migranti arrivati in Italia negli ultimi due anni rimangono qui. Con il nuovo governo tedesco, la Merkel è diventata molto più cauta sulle porte aperte, così come l'Austria vuole bloccare l'accesso dal Brennero, o la Francia da Ventimiglia». E il fatto che esistano sacche di economia alimentate dal business degli sbarchi non dà certo alla politica un incentivo ad occuparsi del problema con forza. Almeno finché non arriva la campagna elettorale, che ha costretto il governo a fare i conti con una cittadinanza esasperata: «Chi guadagna dai flussi migratori ha tutto l'interesse a portare voti a quei partiti che vogliono aprire le frontiere. Resistono su questa linea Liberi e uguali o +Europa: ma, anche all'interno dell'uscente governo di centrosinistra, le posizioni pro-migranti si sono notevolmente raffreddate. Sulle elezioni il peso di questa politica, anche solo per la percezione negativa, è evidente».