Migranti, l'appello del Papa: «Superate le paure e accogliete»
Messa a San Pietro per Giornata mondiale migranti e rifugiati: «Chi alza barriere rinuncia a incontro con l'altro»
CITTÀ DEL VATICANO - Contro la paura che i migranti e i rifugiati ci «rubino» qualcosa la risposta è quella dell'incontro e non dell' «alzare barriere per difenderci». A ribadirlo è Papa Francesco che ha voluto celebrare stamane nella Basilica di San Pietro la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato con una messa alla quale hanno partecipato, tra i fedeli, i rappresentanti di 49 Paesi che, con i migranti e i rifugiati, hanno esposto le loro bandiere nazionali.
In basilica anche una settantina di rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede e l'Italia. Nel corso dell'omelia, Papa Francesco ha ribadito che «ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un'occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca». «Nel mondo di oggi, per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti. Significa pure - ha aggiunto il Pontefice - comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro». Mentre per le comunità locali, il trinomio: accogliere, conoscere e riconoscere significa «aprirsi alla ricchezza della diversità senza preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi arrivati, così come la loro vulnerabilità e i loro timori».
Ma il vero incontro con l'altro, è tornato a proporre Francesco, «non si ferma all'accoglienza» ma deve impegnare tutti in altre tre azioni già evidenziate da lui nel Messaggio per questa Giornata: «proteggere, promuovere e integrare». Papa Francesco non si è nascosto che «non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze. E così spesso - ha però notato - rinunciamo all'incontro con l'altro e alziamo barriere per difenderci. Le comunità locali, a volte, hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l'ordine costituito, 'rubino' qualcosa di quanto si è faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno delle paure: temono il confronto, il giudizio, la discriminazione, il fallimento». Tutte paure «legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non è un peccato. Il peccato - ha concluso Francesco - è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l'odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare all'incontro con l'altro, con il diverso, con il prossimo, che di fatto è un'occasione privilegiata di incontro con il Signore».
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