28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Fake news

Le bizzarre teorie di Joe Biden: ecco chi tentò davvero di influenzare il voto del 2016

Cosa disse l'ambasciatore russo in Italia nel 2016 riguardo il referendum sulla riforma costituzionale? E Gazprom?

L'allora premier Matteo Renzi riceve il vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Palazzo Chigi
L'allora premier Matteo Renzi riceve il vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Palazzo Chigi Foto: ANSA/TIBERIO BARCHIELLI/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI ANSA

ROMA - "Il No al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia». E aggiunge: "Il referendum è una decisione italiana». Ma il Paese "deve garantire stabilità politica. Sessantatré governi in 63 anni non danno garanzia». Il voto sulle riforme costituzionali, continua, "offre una speranza sulla stabilità di governo per attrarre gli investitori che stanno osservando quanto avviene in Italia». Chi espresse queste opinioni nel 2016?  L’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, John Phillips. Lo fece il 16 settembre, durante la presidenza Obama-Biden, a meno di due mesi dal voto che poi vide trionfare il «no» alla riforma costituzionale voluta dal governo presieduto da Matteo Renzi. Queste le reazioni che sorsero dopo «l’invito» dell’ambasciatore. "Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari suoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato - attaccò il leader leghista Matteo Salvini -. Spero che a novembre vinca Trump, che ha già garantito che si occuperà delle questioni di casa sua. Se a votare Sì al referendum sono i massoni, i banchieri e i poteri forti allora ancora più convintamente ci schieriamo per il No». Renato Brunetta, che invocò l'intervento del capo dello Stato: "Ricordiamo all'ambasciatore americano Phillips l'art. 1 della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo... italiano". Giorgia Meloni: "Renzi pretenda le scuse dall'ambasciatore». Pierluigi Bersani: "Cose da non credere".

Agenzie di rating minacciose
Dopo le parole dell’ambasciatore giunsero quelle delle agenzie di rating. "Ogni turbolenza politica o problemi nel settore bancario che si possano ripercuotere sull'economia reale o sul debito pubblico potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell'Italia", sostenne il responsabile rating sovrano per Europa e Medio Oriente di Fitch, Edward Parker, nel corso di una conferenza a Londra. Anche lui: "Se prevalesse il No, lo vedremmo come uno shock negativo per l'economia e il merito di credito italiano». Opinioni vagamente minacciose, che dovevano indurre il popolo italiano a sostenere la riforma della Costituzione.

L'ossessione russa: le voci
Ora, con notevole sprezzo del pericolo, l’ex vice presidente degli Usa Joe Biden ha sostenuto quanto segue: «La Russia ha interferito con il referendum costituzionale italiano dell'anno scorso, e sta aiutando la Lega e il Movimento 5 Stelle in vista delle prossime elezioni parlamentari».La denuncia viene dall'ex vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in un articolo pubblicato sulla rivista «Foreign Affairs» insieme all'ex vice assistente segretario alla Difesa Michael Carpenter. Lo avrebbe fatto, par di capire, attraverso delle notizie bufala propagate sui social network. Le bufale via social, a questo punto, si potrebbero inquadrare psichiatricamente come "le voci" che si sentono. Ora, si può credere a tutto nella vita, ma sostenere che la Russia abbia manomesso quell’esito elettorale dà l’idea dell’estrema debolezza del potere statunitense, ormai compulsato da ossessioni incontrollabili. Come tutti potranno ricordare la totalità dei media era lapalissianamente a favore alla riforma, così come tutti i poteri finanziari. E che dire, appunto, dell’entrata a gamba tesa dell’ambasciatore Phillips, seguita da un provvidenziale viaggio di Renzi a Washington, ospite del presidente plaudente Obama? Non si ricordano frasi o indicazioni di voto provenienti dalla Russia. Ma la colpa fu di Putin. Lo stesso che oggi sostiene, con i famosi rubli di Mosca, M5s e Lega Nord. Siamo di fronte alla trasformazione della storia, in tempo reale, di Orwell: la riscrittura di quanto accaduto, al contrario.