28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Governo Gentiloni

Fine vita: Pro-life, «I medici si trasformano in boia». Ecco come l’eutanasia si traveste da testamento biologico

Un ampio fronte parlamentare assieme agli esponenti di varie associazioni hanno elencato le contraddizioni contenute nel ddl sul Fine vita che sarà calendarizzato nei prossimi giorni al Senato

I genitori di Charlie Gard a Londra, il 9 luglio 2017
I genitori di Charlie Gard a Londra, il 9 luglio 2017 Foto: ANSA/ EPA/ANDY RAIN ANSA

ROMA – Nella sala Nassiriya del Senato si è svolto l’incontro per spiegare la lunga lista di incoerenze presenti in una legge sostenuta dal centrosinistra al governo, ma osteggiata da parlamentari alla stessa maggioranza. «Con questo testamento biologico si apre a forme di eutanasia omissiva perfino per quei pazienti stabilizzati che non sono in una fase terminale della malattia» sostiene il leader del Family Day, Massimo Gandolfini.

I motivi della protesta
A introdurre l’incontro è stato Massimo Gandolfini, promotore del Family day che ha parlato anche in veste di neurochirurgo ed esperto nelle condizioni di «disturbo prolungato di coscienza». «Contrastiamo questo disegno di legge perchè lo riteniamo dannoso, pericoloso e inutile. La parte sul consenso informato è inutile perché esiste già dagli anni’90. Averlo unito alla dichiarazione anticipata di trattamento è sbagliato dal punto di vista culturale, mentre dal punto di vista pratico svela l’aspetto ideologico che vi è sotto». Secondo Gandolfini, la legge è «pericolosa perché svuota molto la professionalità dei medici, obbligati in questo modo a essere meri esecutori di una volontà altrui, non prevedendo addirittura l’obiezione di coscienza. Inoltre, questo provvedimento impone il vincolo di struttura per cui tutti gli ospedali di matrice cattolica saranno obbligati ad assicurare l’adempimento. Infine, ammettere che si possa interrompere la nutrizione in un soggetto che ne ha bisogno, significa introdurre una eutanasia omissiva e determinare la morte del paziente».

Contraddizioni del DAT
Sono tante, troppe le contraddizioni che riguardano il cosiddetto DAT, dichiarazione anticipata di trattamento. A spiegarne alcune è stato l’esponente della maggioranza parlamentare, Gian Luigi Gigli. Immaginiamo un paziente colto da grave ictus che ha lasciato scritto che non vuole essere intubato. «Se come medico – spiega Gigli – mi trovo a curarlo in un pronto soccorso mi attende una serie di delicati bivi: posso scegliere di non intubarlo, sapendo che andrà incontro alla morte. Oppure posso lasciargli una chance: spesso si raggiunge la sopravvivenza del paziente, con o senza esiti invalidanti. Se decidessi di disattendere il Dat e il paziente esce senza esiti, verranno a ringraziarmi per avergli dato un’opportunità di vita: se al contrario dovesse uscire in condizioni di grave invalidità, mi ritroverei con una denuncia per aver disatteso il Dat».

Assurdità a non finire
Ma le assurdità non finiscono: «Con questo provvedimento si definisce per legge idratazione e nutrizione come terapie – quindi rifiutabili – al di fuori di qualunque contesto clinico, significa scavalcare un uso corretto di queste sostanze: in questo modo stiamo introducendo in maniera surrettizia un’eutanasia omissiva. Abbiamo dovuto prevedere per legge la non punibilità penale e civile del medico, proprio perché si va a infrangere la legge e gli articoli riguardanti l’omicidio del consenziente e il suicidio assistito. Anche sull’Obiezione di coscienza si dicono molte inesattezze: si dice che verrà assicurata, ma l’unica obiezione è quella che permette al medico di rifiutarsi in caso che abbia a che fare con richieste contrarie a norma di legge. Ma non lo sarà mai, proprio perché è prevista dalla legge stessa. Quindi stiamo prendendo in giro un sanitario di fronte a un bivio, parlando di un margine di obiezione che non potrà mai avere».

Governo agli sgoccioli
A criticare la scelta del governo di affrontare una legge così delicata a fine legislatura è Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia: «Noi abbiamo già contrastato questo provvedimento alla Camera, senza fortuna. L’obiettivo della sinistra è raccattare qualche consenso in più a quattro mesi dal voto, ma questo è un tema delicatissimo e ridurlo a elemento di propaganda elettorale qualifica chi è che lo fa». Invece di puntare sul fine vita, si sarebbe potuto puntare – secondo Rampelli – sulla vita: «Proprio perché siamo a pochi mesi dal voto, poteva essere un’occasione per alzare il livello del dibattito: ogni schieramento presenti le proposte e dica quali siano le idee a riguardo così i cittadini sceglieranno chi votare. Poi c’è il merito della materia: se io fossi stato il presidente del Consiglio, avrei lasciato il sorriso sulle labbra dei cittadini italiani. Avrei provato a caratterizzarmi con un provvedimento che desse segnali di ottimismo, che promuovesse la vita, desse dei segnali di ottimismo, di prospettive e di futuro».

Rischio di casi come Charlie Gard
Il testo attuale, dunque, è sostanzialmente eutanasico. A sostenerlo è Eugenia Roccella, deputata di IDeA-Identità e Azione: «Con questa legge si sottrae la nutrizione, quindi vuol dire far morire il paziente di fame e di sete e non della propria patologia. Inoltre, il provvedimento contiene dei rischi enormi sia per le persone che per il sistema sanitario: attualmente è orientato al favor vitae, a salvare le persone. Con questa legge, ogni volta si dovrà vedere se la persona ha fatto il testamento biologico o meno col rischio, poi, di intervenire troppo tardi». Il rischio di assistere anche in Italia a dei casi assurdi come quello del piccolo Charlie Gard è molto forte: «In Inghilterra è stato ucciso un neonato contro la volontà dei genitori. Con questa legge, ciò sarà possibile anche in Italia se il giudice stabilirà che l’interesse del bimbo sarà morire: si apre la possibilità di sospendere le terapie a un minore contro la volontà dei genitori».