29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Renzi, Macron e Napoleon

Matteo Renzi distruggerà il Partito Democratico al grido: «Muoia Sansone con tutti i Filistei»

Travolto dalla volontà di Potenza il segretario del Partito Democratico non vede la distruzione prossima ventura sua e del partito. Solo Berlusconi potrà salvarlo

Il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, a 'Che tempo che fà' il 3 dicembre scorso
Il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, a 'Che tempo che fà' il 3 dicembre scorso Foto: ANSA/FLAVIO LO SCALZO ANSA

ROMA - «Noi siamo rispettosi di ciò che avviene alla nostra sinistra, certo ci dispiace. E' difficile che non ci sia l'atteggiamento del passato di attaccare il leader vicino. A Grasso faccio in bocca a lupo. Poi bisogna capire se comanderà Grasso o D'Alema». Lo ha detto Matteo Renzi nella più renziana delle trasmissioni televisive - in un panorama mediatico sdraiato come mai prima su Matteo Renzi - a Che tempo che fa su Rai 1. Traduzione: «Quelli che stanno alla mia sinistra sono dei miserabili e vorremmo spazzarli via. Spero che Grasso non prenda nemmeno un voto perché è il cameriere di D’Alema».

Il monologo di Renzi
Nel salotto del renzismo-veltronismo, dove le domande scomode sono bandite come la peste, il monologo di Renzi è proseguito: «La sinistra è una cosa più grande di una sola persona e perciò se in un collegio votare per la cosa rossa, per la sinistra radicale, significa fare un favore a Salvini o Berlusconi, penso che un elettore di sinistra farà fatica, sapendo che fa vincere loro». Traduzione: «Chi non vota me è un traditore che fa vincere Salvini e Berlusconi. E’ un ricatto vecchio come il mondo ma io, sinceramente, me ne frego». Questo compendio su Berlusconi risulta particolarmente efficace per comprendere, caso mai ce ne fosse ancora bisogno la personalità di Matteo Renzi: lui ha già un accordo con Berlusconi. Al momento è solo un sospetto ma molto sostanzioso, al punto tale che gli alleati di Silvio Berlusconi, Salvini e Meloni in testa, sono i primi a chiedere la stesura di patti sottoscritti alla presenza di un notaio.

La cambiale in bianco di Silvio Berlusconi
Non solo: è evidente che l'unico che ha in mano il futuro politico, nonché un lavoro, di Matteo Renzi è Silvio Berlusconi. Ha una cambiale in bianco firmata, in mano. La farà valere? O la chiuderà in un cassetto? La chiusura giunge quando gli viene domandato se è ancora possibile ritrovarsi con Liberi e uguali prima delle elezioni? Risposta:«Speriamo sempre. Abbiamo fatto di tutto per evitare gli elementi di divisione e scontro. Poi però a un certo punto serve chiarezza verso gli elettori", ha affermato Renzi. Traduzione: «Se vengono in ginocchio e con il capo cosparso di cenere potrei valutare. Ma io in ogni caso li considero delle nullità e spero che rimangano dove sono». In definitiva Matteo Renzi sta correndo, con il suo treno, verso un muro per schiantarsi. Come tutti i condottieri che pensano di essere Napoleone non si rendono conto del contesto in cui si trovano: circondato da un pletora di mezze tacche che lo assecondano rispetto qualsiasi cosa dica o faccia, ha perso il contatto con la realtà.

Divorato dall'ego
Gli italiani invece non hanno dimenticato le parole sue, e della fedelissima Boschi, pronunciate prima del referendum dello scorso anno: «Se perdo lascio la politica». Intelligenza avrebbe previsto un periodo di oblio: una parentesi per poi tornare, come fanno tutti. Lui questa parentesi l’ha fatta durare due settimane, il tempo per farsi fare qualche fotografia farsa intento a fare la spesa al supermercato.  Il solito marketing politico ormai straprevedibile, che non incanta più nessuno. Non solo: appena ha avuto la possibilità di riprendersi la scena, complice un sistema mediatico malato di servitù patologica, ha imposto il suo faccione ovunque, in ogni momento, dato che si è auto eletto «novità politica delle elezioni 2018». Ma, come sempre accade a chi è stato molto amato e ha tradito, questa sua volontà di potenza – senza offesa per Nietzche ovviamente – si è rivelato un formidabile strumento di propaganda al contrario. La sua parlantina volitiva non solo non incanta più, ma infastidisce.

La minaccia del voto utile non fa più paura
E per lui dovrebbe essere estremamente preoccupante che il re degli antipatici, uno degli uomini maggiormente detestati a sinistra, Massimo D’Alema, risulti perfino più tollerabile della sua figura. Per non parlare di Pietro Grasso, il volto presentabile dell’alleanza tra i vari scissionisti di sinistra, che potenzialmente potrebbe rodere non pochi punti percentuali al partito di Renzi. Probabilmente sfioreranno il dieci per cento, scaraventando il Partito di Renzi a poco più del 15%. E, ovviamente, la solita minaccia del voto utile, del pericolo Berlusconi – con Renzi ha già governato – è sterile. Anche perché gli italiani, che vengono rappresentati oggi come un popolo addirittura «rancoroso» – una vergogna lessicale partorita dall’Istat, dato che di fronte a una situazione economica, sociale e culturale gravissima gli italiani manifestano da anni vasta tolleranza - non sembrano per nulla preoccupati dalla prospettiva di una compagine di destra. 

Renzi Macron Napoleon
Renzi, fortunatamente, non si rende conto del pericolo in cui si trova. E' stato perfino scaricato da Lapo Elkann, che l'ha definito "Micron": detto tutto. Renzi si fa forte della sua determinazione, che per molti aspetti l’ha trasformato in un uomo ottuso e ossessivo. Napoleone, dopo la sconfitta di Borodino nell’agosto del 1812 decise di entrare Mosca, cieco di fronte a uno sfacelo che avrebbe distrutto il suo esercito. I generali che lo circondavano altro non fecero che alimentare il suo ego che, appena una mese dopo, avrebbe cagionato la sua distruzione nonché quella del suo esercito. Matteo Renzi Napoleone si trova quindi alle porte della sua Mosca, felicemente pronto per essere distrutto.