19 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Immigrazione

A Milano le musulmane non possono andare in bicicletta, l'imam: «Le italiane sono indecorose»

Mentre in Arabia Saudita le donne conquistano finalmente il diritto di mettersi alla guida, in Italia invece le musulmane non possono andare in bicicletta

ROMA – Mentre in Arabia Saudita le donne conquistano finalmente il diritto di mettersi alla guida, in Italia le musulmane non possono andare in bicicletta. Come ricorderete, in uno dei paesi arabi più conservatori del mondo il re Salman ha da poco concesso alle saudite la possibilità di prendere la patente e si tratta di un cambiamento epocale perché finora le donne potevano spostarsi in auto solo accompagnate da un autista o dal marito. Nel Belpaese, invece, alle immigrate di religione musulmana non è permesso spostarsi in bicicletta. Un paradosso che la dice lunga sull’arretramento culturale del nostro Paese. Secondo il presidente del Centro Islamico di Milano, Abu Shwaima, «non è decoroso e rispettoso per una donna andare in bicicletta». Perché? Sempre secondo Shwaima la risposta coincide con il fatto che «la donna è come un diamante», qualcosa di sacro e prezioso che va protetto dallo sguardo altrui. Per questa ragione, come denuncia Striscia La Notizia, sono tantissime le musulmane che a Milano non possono salire sulla bicicletta perché i mariti glielo vietano.  Una condizione – questa sì – indecorosa e irrispettosa verso la donna, che a volte trova il coraggio di ribellarsi come hanno fatto alcune mamme.

Alle donne musulmane è vietato andare in bicicletta
A Milano l’istituto «Luigi Cadorna» ha lanciato recentemente una bella iniziativa, grazie anche all’impegno di Mamme e scuola Onlus e in collaborazione con Ciclo Pride Italia, per offrire alle mamme che ne hanno fatto richiesta un corso per andare in bicicletta, dedicato esclusivamente alle donne di tutte le età e di tutti i paesi. Ma se l’iniziativa è nata proprio su richiesta di alcune mamme musulmane, desiderose di poter pedalare liberamente in città, purtroppo la paura di essere punite è ancora tanta. E infatti sono in molte, davanti alle telecamere di Striscia la notizia, a chiedere di non essere riprese in volto per evitare di passare dei guai una volta rientrate a casa. «La bicicletta è solo per i maschi», racconta una ragazza completamente velata.

A Milano peggio che in Arabia Saudita
Accanto a lei, un’altra donna musulmana stava insegnando alla figlioletta ad andare in bicicletta. Una bella iniziativa, se non fosse che si è subito affrettata a precisare che la concessione è a tempo determinato: «E’ normale che ora possa andare in bici, ma solo fino a vent’anni: poi basta». Come dire che una volta che avrà abbandonato il corpo di bambina dovrà sottostare, come le altre donne musulmane, a una lunga serie di divieti. E, infatti, i mariti chiamati in causa non si vergognano di ribadire il concetto chiaramente, tante volte non lo avessimo ancora capito: «Mia moglie non va in bicicletta. Lavora in casa e non esce mai». E un altro è pronto a condannare le usanze occidentali: «Certe volte mi capita di vedere qui, in Italia, donne che vanno in bicicletta e rimango allibito» perché «anche l’unghia del piede di una donna è una parte intima che non va mostrata».  Ma per la maggior parte degli intervistati il divieto è «una questione di pudore, per la donna stessa».