19 marzo 2024
Aggiornato 03:00
Giunta Appendino

Appendino, due morti e un'accusa per il bilancio. A quando le dimissioni?

Dopo la vittima di piazza San Carlo, dopo i feriti di piazza Santa Giulia, dopo il morto al suk, ora un'altra tegola durissima colpisce Chiara Appendino. In molti, a questo punto, si aspettano le dimissioni

TORINO - Non bastava la vittima (per non parlare delle decine di feriti gravi) dei fatti di piazza San Carlo, incredibilmente derubricati a "evento casuale", alla stregua di una catastrofe naturale che nessuno poteva immaginare, e per cui nessuno ha responsabilità. Non bastavano i feriti degli scontri di piazza Santa Giulia. Non bastavano le violenze anti-G7. Nemmeno il morto dell'altro giorno, al suk che nessun torinese voleva ma così tanto rivendicato dalla giunta. E no, non è vero che poteva capitare ovunque, perché quel "mercato di libero scambio" - l'hanno voluto soprannominare "Barattolo" quasi fosse un gioco - non è altro che un ricettacolo di merce rubata e piazza d'affari che poco hanno a che vedere con la "diversità culturale». Lo sanno tutti: solo l'amministrazione pentastellata, e prima il Pd, fingono di credere nello scambio di culture attraverso quel "libero scambio». Due vittime di una gestione, incapace, diversa. Tralasciamo qui gli altri scempi, o assolute mancanze, firmate M5s a Torino.

L'accusa
Ora Chiara Appendino ha un problema in più: gravissimo. Risulta ufficialmente indagata dalla Procura di Torino. Il reato contestato è falso ideologico in atto pubblico, in relazione al bilancio del 2016. Anche l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando, risulta indagato mentre il Capo di Gabinetto Paolo Giordana è stato colpito da avviso di garanzia per aver chiesto ai dirigenti di alterare le cifre del bilanci: nel mirino dei magistrati vi è il cosiddetto «debito fantasma» di 5 milioni di euro verso Ream, scomparso dal bilancio. L’indagine, che riguarda il caso ex-Westinghouse, è partita lo scorso luglio a seguito dell’esposto presentato dal capogruppo Alberto Morano. Un terremoto politico vero e proprio quello che ha colpito in queste ultime ore l’amministrazione pentastellata.

Le parole della sindaca e cosa rischia 
Pochi minuti dopo la notizia, è stata la stessa sindaca Appendino a commentare quanto accaduto: «Vi comunico che mi è appena stato notificato un avviso di garanzia dalla Procura di Torino per la vicenda Ream. Sono assolutamente serena e pronta a collaborare con la magistratura, certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l'interesse della Città e dei torinesi. Desidero essere ascoltata il prima possibile al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa relativa all’individuazione dell’esercizio di bilancio al quale imputare un debito che questa amministrazione mai ha voluto nascondere». Per ora siamo ancora nella fase preliminare delle indagini. Cosa potrebbe succedere dunque? Se la sindaca fosse rinviata a giudizio e poi condannata, la pena prevista per questo reato andrebbe da uno a sei anni di reclusione. Non dimentichiamoci che al grido di "onestà onestà onestà", le regole interne al Movimento 5 Stelle prevedono, in caso di condanna, anche solo in primo grado, le dimissioni immediate dalla carica ricoperta.

La vicenda Ream-ex Westinghouse
L'area ex Westinghouse è un'ex fabbrica che doveva ospitare prima la nuova Biblioteca civica poi un centro congressi e un grosso supermercato. I 5 milioni di euro sono la caparra versata per esercitare un diritto di prelazione sul progetto di riqualificazione dell'area da parte di una società immobiliare della Fondazione Crt, la Ream appunto. Il debito era stato contratto dalla precedente giunta capitanata da Piero Fassino, ma poiché Ream ha deciso di non esercitare la prelazione, il Comune avrebbe dovuto restituirlo nel 2017. Ma quei soldi, appunto, non sono mai stati ridati indietro, perché la sindaca ha ottenuto lo slittamento del pagamento all’esercizio successivo. Lo scorso 29 aprile, dopo un Consiglio comunale «di fuoco», Appendino aveva spiegato così all’aula il caso Ream: «Abbiamo preso atto della valutazione espressa da parte dei Revisori dei Conti che tale debito sarebbe configurabile come debito fuori bilancio ex art. 194 del TUEL». Poi la sindaca aveva sottolineato che le premeva «ricordare due passaggi fondamentali": il primo relativo alla delibera del 22 dicembre 2012 nella quale veniva espressamente detto che «qualora, a seguito di tale procedura (ci si riferisce alla procedura di gara che ha visto come aggiudicataria la società Amteco & Maiora, ndr), che verrà attivata tramite bando da approvarsi con separato provvedimento, l’aggiudicatario non fosse la Ream sgr SpA, la Città provvederà unicamente a restituire la caparra corrisposta da quest’ultima in sede di stipulazione del contratto preliminare di cessione del diritto di superficie sull’area A con i relativi interessi legali. Con comunicazione del Presidente di REAM sgr SpA Giovanni Quaglia del 21 aprile si richiede il pagamento per l’anno 2018 inviando in allegato il conteggio degli interessi».

La risposta ufficiale
Alla luce di tale richiesta, e non essendo precisato negli atti sopra richiamati, alcun termine, «questa Amministrazione aveva provveduto ad inserire per l’anno 2018 con specifico emendamento il finanziamento necessario. Alla luce del supplemento al parere fornito dall’Organo di Revisione in data 27 aprile, si provvederà invece ad avviare le procedure di cui all’art. 194 TUEL». Una spiegazione che, evidentemente, non ha convinto la magistratura. Ecco perché nelle prossime settimane Chiara Appendino sarà chiamata a dare la propria spiegazione direttamente ai magistrati. A questo punto la domanda è una sola: a prescindere dalla colpevolezza o meno per cui naturalmente è necessario attendere la magistratura, come può questa amministrazione, dopo innumerevoli cambi di rotta, errori eclatanti, pressapochismo al limite del ridicolo, andare avanti e salvarsi ancora la faccia davanti ai torinesi?