Ius soli, Gentiloni cerca una sponda in Vaticano per convincere Alfano. Brunetta: «Se vero, gravissimo»
Un'intesa sottobanco per far approvare la legge sullo ius soli, a cui il Governo ha dovuto momentaneamente rinunciare per mancanza di numeri. In soccorso di Paolo Gentiloni potrebbe giungere addirittura il Vaticano
FIUGGI - Un'intesa sottobanco per far approvare la legge sullo ius soli, a cui il Governo ha dovuto momentaneamente rinunciare per mancanza di numeri. In soccorso dell'esecutivo, secondo quanto riportano diverse fonti giornalistiche, potrebbe giungere addirittura il Vaticano. Il tutto, entro la fine della legislatura, ciò prima che il Pd lasci Palazzo Chigi. Il retroscena è stato svelato da Repubblica, che ha indicato in monsignor Rino Fisichella il porporato incaricato di fare pressing su Angelino Alfano per convincere Alternativa popolare a votare lo ius soli.
Un'impresa non facile
Paolo Gentiloni, che proprio oggi ha ribadito la promessa di approvare la legge entro fine legislatura, farebbe molto affidamento sull'influenza della Chiesa sul suo alleato di governo. Ma il risultato dell'impresa non è affatto scontato: smuovere Alfano non è facile, nonostante la tenaglia. Il ministro degli Esteri teme che il suo partito esploda definitivamente proprio sullo ius soli. Ma lo stesso quotidiano della Cei, Avvenire, alza il tiro: i vescovi, sostiene, devono far sentire la propria voce. Tutti italiani non ancora concittadini, scrive a caratteri cubitali il quotidiano, mettendo sullo sfondo i volti degli immigrati senza cittadinanza. Una mossa che, a quanto sembra, andrebbe ben al di là di una mera presa di posizione. Alla faccia della separazione Stato-Chiesa, verrebbe da dire.
Centrodestra in rivolta
Alla notizia di un patto segreto tra il potere politico e quello religioso, il centrodestra è in rivolta.«Se fosse vero sarebbe gravissimo dal punto di vista politico e dal punto di vista istituzionale», tuona a Montecitorio Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. "L'Italia è uno Stato sovrano - attacca Brunetta - non ha bisogno di fare accordi, né espliciti nè impliciti, con uno Stato straniero per approvare o meno una legge». Qualora il governo dovesse forzare la mano, il centrodestra promette di dare battaglia in Parlamento e nel Paese. «Faremo tutto quello che si può fare secondo le regole democratiche per impedire che diventi legge», promette Brunetta annunciando, qualora dovesse essere approvata la legge, il referendum.
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