19 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Immigrazione

Roma, migranti sgomberati da via Curtatone accampati in strada: sono costati 23 mln di euro

Da quattro anni centinaia di profughi occupavano l’ex sede storica di Federconsorzi, palazzo vincolato dalla Sovrintendenza in pieno centro a Roma: un migliaio di uomini, donne e bambini, provenienti da Etiopia ed Eritrea

ROMA - Piazza Indipendenza come uno slum della periferia africana, in cui campeggia un grande striscione con su scritto «Legittima resistenza». Si sono accampati qui da un paio di giorni i migranti sgomberati dall'immobile di via Curtatone a due passi dalla stazione Termini. Subito avevano provato a scendere in strada bloccando il traffico in segno di protesta, poi, dopo la reazione delle forze dell'ordine che hanno schierato di fronte al blocco tre camionette e un gruppo di agenti con i caschi, si sono seduti e da lì non si sono mossi più. Tutta l'operazione si è svolta in modo pacifico. Soddisfatta Giorgia Meloni, che definisce lo stabile un "covo di spaccio, prostituzione e criminalità». Il Partito Democratico parla invece di "emergenza sociale" e si chiede che fine faranno ora i profughi. Il vicesindaco di Roma, Luca Bergamo, ha spiegato di aver offerto alloggi alle persone sgomberate, ma gli stranieri smentiscono. "Non sappiamo dove andare, questa notte e le prossime dormiremo per la strada", dicono. Un dormitorio a cielo aperto, con tanto di alberi trasformati in wc e aiuole usate per nascondere i pochi oggetti personali. Solo a donne e bambini è stato concesso di rientrare nel palazzo presidiato.

L'occupazione durata 4 anni
Da quattro anni centinaia di profughi occupavano l’ex sede storica di Federconsorzi, palazzo vincolato dalla Sovrintendenza in pieno centro a Roma: un migliaio di uomini, donne e bambini, provenienti da Etiopia ed Eritrea, da anni a Roma come richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o di permesso di soggiorno di lungo periodo. L’iniziativa era stata più volte sollecitata dalla IDeA Fimit, società di gestione del risparmio che gestisce fondi di investimento immobiliari, tra cui Fondo Omega, proprietario dal 2011 dell’edificio in questione. Per i proprietari i costi in questi anni sono stati esorbitanti, e non solo in termini di introiti mancati: per quell’immobile, hanno pagato bollette pari a 240mila euro all’anno e addirittura 575mila euro all’anno di tasse: circa 3 milioni, a cui si devono aggiungere circa 5 milioni l'anno di mancati introiti per l'affitto dello stabile. Tradotto, l'occupazione ai legittimi proprietari è costata circa 23 milioni di euro. Come avevano sottolineato tre mesi fa dalla società – quando la vicenda era tornata agli onori delle cronache dopo che una coppia era stata immortalata mentre faceva sesso sul marciapiede davanti al palazzo in questione - si tratta di «un immobile che vale 80 milioni di euro», acquistato nel 2011 e occupato il 12 ottobre 2013, poco dopo l’apertura del cantiere per la ristrutturazione. Complessivamente sono circa 33mila metri quadrati, 9 piani più due interrati, un edificio d’impronta razionalista costruito negli anni Cinquanta su progetto degli architetti Aldo Della Rocca, Ignazio Guidi, Enrico Lenti e Giulio Sterbini e decorato con un fregio bronzeo di Pericle Fazzini.

IDeA Fimit ringrazia
Nonostante l’ordinanza di sgombero con atto del tribunale del dicembre 2015, per lungo tempo nessuno vi aveva dato esecuzione. La società ora ha ringraziato «formalmente le forze dell'ordine che hanno finalmente restituito lo storico palazzo romano al legittimo proprietario». Il problema dell’accoglienza resta, ma a farsene carico devono essere governo e Comune, ha ribadito più volte la società precisando, in questa occasione, che «non esiste nessun impegno diretto di IDeA Fimit nel ricollocamento degli occupanti così come trapelato da alcune indiscrezioni di stampa e dunque non corrisponde al vero che alcuni gruppi di persone saranno ospitati in strutture individuate dalla proprietà». Intanto, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso «profonda preoccupazione per lo sgombero senza preavviso di circa 800 rifugiati, sottolineando particolare apprensione per «l’assenza di soluzioni alternative per la maggioranza delle persone sgomberate». Condanne sono arrivate anche da Sant’Egidio, Amnesty International e Centro Astalli.