19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Giornali di partito

L'Unità ha «risucchiato» 60mln di soldi pubblici dal 2003. E ora Renzi lancia «Democratica»

Lo scorso 30 giugno, Matteo Renzi ha lanciato 'Democratica' dopo aver rottamato 'L'Unità'. L'ennesima avventura editoriale di partito che risucchierà dalle casse dello stato milioni di euro

Il segretario Pd Matteo Renzi
Il segretario Pd Matteo Renzi Foto: ANSA/FLAVIO LO SCALZO ANSA

ROMA - La rottamazione targata Matteo Renzi ha investito anche il vecchio giornale di partito, L'Unità, negli ultimi mesi protagonista di scioperi e proteste. A maggio, la minaccia di 20 licenziamenti collettivi aveva dato il via a uno sciopero ad oltranza, mentre i dipendenti accusavano Matteo Renzi e il Pd, socio al 20% del giornale, di disinteressarsi della crisi. In effetti, il segretario dem, piuttosto che battersi per il salvataggio della storica testata del centrosinistra italiano, ha preferito battezzare un nuovo prodotto editoriale, l'ennesimo giornale di partito che prenderà il posto dell'Unità, dall'eloquente nome di «Democratica».

La fine di un'era (molto dispendiosa)
Si chiude così un'era dell'editoria politica italiana, che ha pesato non poco sulle casse dello Stato. Sì, perché, dal 2003 ad oggi, secondo il dossier di Openpolis, il giornale è costato oltre 60 milioni di euro. L'Unità è in ottima compagnia: perché, in totale, i giornali di partito hanno ricevuto oltre 230 milioni di euro, e quasi tutti sono finiti male, fallendo clamorosamente e chiudendo miseramente i battenti.

19 testate di partito...
Così è stato anche per L'Unità, la cui avventura storica si è chiusa ufficialmente con il lancio, lo scorso 30 giugno, della nuova rivista del Pd diretta dal deputato Andrea Romano. Un epilogo triste, per i dem, che neppure i generosissimi finanziamenti pubblici, assicurati dai governi, ha potuto evitare. Dal sito di Palazzo Chigi risulta che dal 2003 ben 238 milioni di euro che sono finiti nelle casse di 19 testate di partito. I finanziamenti più generosi sono andati proprio al quotidiano fondato da Gramsci, che dal 2003 al 2015 ha ricevuto 62 milioni di euro. Al secondo posto, La Padania, con 38 milioni di euro, e subito dietro Europa con 32 milioni di euro.

quasi tutte fallite
Queste testate non hanno però in comune soltanto il fatto di aver ricevuto lauti finanziamenti pubblici: perché l'80% di questi sono falliti. Solo il 10% rimane oggi attivo in forma cartacea (tra cui La Discussione e Zukunft in Südtirol), e un 5% in versione online (Secolo d’Italia).