Via Visso, chiude i battenti la "Best House rom"
Un "mostro" architettonico nel quale vivevano numerosissime famiglie: senza finestre, con stanze di 12 metri quadrati e nuclei famigliari di cinque persone stipate in ognuna
ROMA - Ieri è stata disposta la conclusione del rapporto, a seguito di interdittiva antimafia, nei confronti della Cooperativa che aveva in gestione il Centro di accoglienza di via Visso a Roma. Lo comunica in una nota il Campidoglio spiegando che, dopo aver informato gli ospiti del Centro, e in accordo con i competenti dipartimenti, l'Amministrazione Capitolina ha provveduto ad attivare una serie di interventi finalizzati a ricollocare le famiglie che ne avessero titolo presso altre strutture del territorio.
Il centro era un mostro architettonico
La comunicazione è arrivata dal Campidoglio. Il capannone industriale che accoglie oltre 300 rom (il 45% bambini) dal 2012, chiude i battenti. Un "mostro" architettonico nel quale vivevano numerosissime famiglie: senza finestre, stanze di 12 metri quadrati e nuclei famigliari di cinque persone stipate in ognuna. Il centro, a pochi passi dalla Tiburtina, che avrebbe dovuto ospitare merci - e non persone -, è rimasto in piedi per anni, nonostante la violazione documentata delle norme urbanistiche regionali.
Incerto il futuro di diverse famiglie rom
Nella giornata di ieri i rappresentanti della Sala Operativa Sociale del Campidoglio e una pattuglia della Polizia Locale si sono recati sul posto per notificare agli interessati la decisione presa. Dal 30 novembre i locali dovranno essere liberati. Per gran parte di uomini, donne e bambini la destinazione finale sarà l'ex Cartiera di via Salaria, dove dal 2009 vivono oltre 350 rom, ma per i rimanenti il futuro è un'incognita.