27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Parla il collega indagato

«Andrea era un ragazzo chiuso, con la sua morte noi non c’entriamo nulla»

Si difende il ragazzo accusato per gli atti di bullismo che avrebbero spinto Andrea Natali al suicidio. Lo scontro con la famiglia è inevitabile. Il padre: «Esistono video orribili»

BORGO D'ALE - La morte di Andrea Natali ha riaperto tantissime discussioni in primis quella relativa agli episodi di bullismo che avrebbe subito. Dopo le dichiarazioni del titolare della carrozzeria, parla anche il ragazzo indagato per aver pubblicato le foto che - a detta dei genitori di Andrea - avrebbero spinto il figlio a suicidarsi.

Le dichiarazioni del ragazzo indagato
Lo fa proprio dalla sua pagina Facebook, proprio quella incriminata per essere il «contenitore» delle foto degli scherzi subiti dal giovane: «Andrea doveva essere aiutato. Era un ragazzo chiuso, con la sua morte noi non c’entriamo nulla - dichiara il giovane - Accusare delle persone solo per cercare di dare un senso a un gesto così folle e assurdo non rende di certo giustizia a lui che, a mio parere, non è mai stato aiutato nel modo in cui doveva essere fatto», scrive l’ex collega sul suo profilo. «Andrea è stato un nostro collega e mai nessuno gli ha fatto del male - dice ancora -. È sempre stato un ragazzo chiuso e particolare, e chi l’ha conosciuto lo sa, ma non per questo trattato in modo diverso da nessuno di noi». Il quasi coetaneo di Andrea, con la lunga dichiarazione Facebook si auto assolve da ogni responsabilità, nonostante sia ancora indagato per violenza personale e violazione della privacy.

La famiglia non è d'accordo
I genitori di Andrea, però, non sono delle stesso avviso. Proprio per quelle fotografie, Andrea avrebbe smesso di essere sereno. «Non usciva più da solo dalle quattro mura di casa e si sentiva gli occhi di tutto il paese addosso», hanno raccontato il padre Federico e la madre Liliana pochi giorni dopo il funerale del loro unico figlio. Andrea lasciò il lavoro, e cadde in depressione. Il ragazzo era anche seguito da una psicologa. Lei stessa l’anno scorso lo aveva accompagnato nella decisione di sporgere denuncia alla Polizia postale di Biella per quelle foto.

Il titolare della carrozzeria minimizza
Le immagini, un anno fa, erano state rimosse da Facebook ma non l'ombra che avevano creato in Andrea e che in breve tempo gli ha consumato la voglia di vivere. Anche Luca Giolitto però, titolare della carrozzeria difende i suoi dipendenti e minimizza quegli episodi: «Le immagini pubblicate anni fa sui social sono meno pesanti di quello che leggo sui giornali. Quelle che avevano come protagonista Andrea erano due: in una lui era dentro un carrello, nell’altra era seduto sopra un cassonetto e non dentro come ho spesso sentito dire in questi giorni. Ma lui rideva, stava al gioco, scherzava con gli altri colleghi». E così si alimenta lo scontro: «Non è andata affatto così - ribatte Federico Natali - esistono molte foto e video orribili. Mio figlio era deriso e denigrato, addirittura si parla di un’immagine in cui lui era stato appeso per i piedi».

Una nuova indagine
La Procura di Vercelli ha aperto un a nuova inchiesta a carico di ignoti per verificare l’eventuale correlazione tra gli scherzi sul posto di lavoro e il suicidio, avvenuto la mattina del 5 settembre, nella solitudine e nell’indifferenza di tutto Borgo D'Ale.