29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Regionali 2015

Caos primarie PD in Emilia Romagna

Il «gran casino» che Matteo Renzi ha annunciato dal palco della Festa nazionale de l'Unità a Bologna domenica scorsa si è concretizzato: dei tre candidati alle primarie per individuare il candidato alle elezioni regionali per il post-Errani in Emilia-Romagna, uno, Matteo Richetti «renziano» della prima ora, si è già ritirato prima ancora di dare il via ufficiale alla campagna elettorale.

BOLOGNA - «Hanno organizzato un bel casino, ma lo faranno con grande stile e il giorno dopo saranno uno per tutti e tutti per uno». Il «gran casino» che Matteo Renzi ha annunciato dal palco della Festa nazionale de l'Unità a Bologna domenica scorsa si è concretizzato: dei tre candidati alle primarie per individuare il candidato alle elezioni regionali per il post-Errani in Emilia-Romagna, uno, Matteo Richetti 'renziano' della prima ora, si è già ritirato prima ancora di dare il via ufficiale alla campagna elettorale. «Per motivi personali» spiega il deputato del Pd ai suoi sostenitori che in queste settimane hanno avviato la raccolta firme per la sua candidatura. Un paio d'ore dopo è la magistratura di Bologna ha riprendersi la scena delle politica locale: «indagato per peculato» dicono in procura senza voler rilasciare dichiarazioni di alcun tipo. E in serata un nuovo colpo di scena: indagato anche Stefano Bonaccini, segretario regionale del partito, responsabile Enti locali nella segreteria di Renzi, sfidante di Richetti nella corsa per la presidenza della Regione.

INCHIESTA «SPESE PAZZE» - «L'iscrizione nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta 'spese pazze' del consiglio regionale era nota da tempo. Oggi è uscita la notizia perché qualche altro consigliere ha chiesto l'accesso agli atti... altrimenti sarebbe stata comunicata più avanti, non sappiamo quando» ha spiegato l'avvocato di Richetti, Gino Bottiglioni. Per gli inquirenti il democratico modenese, assieme ad altri otto consiglieri, dovrà chiarire meglio questioni legate ai rimborsi spesa per attività legate alla Regione. «Appena potremo leggere le carte - ha aggiunto il legale - capiremo tutti i motivi di questo avviso di garanzia che sarebbe arrivato a fine indagine». Richetti, all'epoca dei fatti, era presidente dell'Assemblea legislativa, prima di candidarsi alle politiche e di essere eletto alla Camera. A far partire le indagini su di lui, un'esposto di un consigliere del Movimento 5 stelle per chiedere chiarimenti sull'utilizzo dell'auto blu in dotazione al presidente.

NON È IL MOMENTO DELLE DIVISIONI - «Richetti si è ritirato per motivi personali - ha ribadito l'avvocato Bottiglioni -, l'indagine non ha influito sulla sua decisione. E' sereno per la vicenda legata all'indagine, per la questione politica comprendo il suo dispiacere». Quella di «Matteo» è una decisione sofferta, ma anche di difficile comprensione, come scrivono i suoi supporter sui social. «La politica è importante ma non è tutto» ha scritto subito Richetti agli amici. Dopo qualche ora: «Decisione sofferta e meditata, ma credo sia nell'interesse dell'Emilia Romagna e del Pd. Ora non è il momento delle divisioni». C'è chi interpreta la sua scelta come il frutto di un accordo preso «a Roma», sentito il parere del presidente del Consiglio e segretario nazionale, per evitare lo scontro tra due «renziani». Sicuro è che i due si sono incontrati ieri sera con l'obiettivo di trovare un accordo e «non farsi troppo male» alle primarie.

INDAGATO ANCHE BONACCINI - In serata un nuovo avviso di garanzia ha complicato la vicenda delle primarie emiliane. «Ho appreso poco fa che la procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto e ho già comunicato, attraverso il mio legale, di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito. Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento» ha scritto di suo pugno Bonaccini che non è apparso intenzionato a ritirarsi.

NUOVA CARTA DEL PREMIER - Si sono già ritirati dalla corsa, oltre Richetti, Palma Costi e Patrizio Bianchi. E ora la partita del dopo-Errani (il governatore si è dimesso prima dell'estate proprio dopo la condanna per falso ideologico in atti pubblici per la vicenda «Terremerse») se la dovrebbero giocare Bonaccini, Roberto Balzoni e Matteo Riva. Ma il condizionale è d'obbligo: Roma resterà ancora a guardare o Renzi-Guerini-Delrio giocheranno una nuova carta? Il premier lasciando Porta a Porta, ai giornalisti non ha dato risposte (nè Bruno Vespa sul tema gli ha fatto domande): »..buon lavoro...», si è congedato