25 aprile 2024
Aggiornato 03:30
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In Usa le startup fanno provare le loro app agli ubriachi

Una nuova moda dilaga negli Usa: far testare le applicazioni a una community ubriaca, per provarne la semplicità d'uso

In Usa le startup fanno provare le loro app agli ubriachi
In Usa le startup fanno provare le loro app agli ubriachi Foto: Shutterstock

SAN FRANCISCO - Immaginate uno spazio abbastanza grande, magari uno di quei tanti ex magazzini ristrutturati della vostra città. Uno di quelli che, spesso, sono utilizzati per svolgere hachathon o manifestazioni. Dentro una folla di ragazzi, esperti di hi-tech, che pagano pochi dollari a testa per bere birra illimitata e vino, per provare applicazioni. Da ubriachi. Si chiama «Drunk User Testing» ed è la recente «moda» che sta dilagando negli Usa tra le startup per far testare agli utenti le loro applicazioni.

Drunk User Testing si basa sul principio di progettazione secondo cui un'applicazione deve essere abbastanza semplice da poter essere utilizzata anche da persone ubriache. A lanciare questa idea è stata la startup Boston Appcues, azienda che si occupa principalmente di software. L’evento si è svolto in un ex magazzino, completamente sold-out. Dietro un lungo bar nella parte anteriore della stanza, due barman distribuivano sei birre artigianali alla spina e sei diversi tipi di vino. Dopo un drink o due, i partecipanti sono stati chiamati a raggiungere le aree di test, per provare le applicazioni.

Finora ci sono stati 5 eventi, mentre il prossimo si svolgerà il 24 maggio a Cambridge, dove hanno sede l’università di Harvard e il Massachusetts Institute of Technology. Dal sito dell’evento, si può evincere quanto la community sia piuttosto legata a questo tipo di iniziative: il coding, a volte noioso per la maggior parte delle persone, si trasforma improvvisamente in una festa.

L’obiettivo delle aziende è, naturalmente, rendere il prodotto più intuitivo per gli utenti e il test da parte di una persona ubriaca assolve perfettamente a questo scopo. Le startup sono disposte a pagare tra i mille e i duemila dollari per avere il proprio stand durante queste manifestazioni. Si va dalla riprogettazione di un sito web alla navigazione dell’app. Dopo il test, l’utente annota su un foglio o un device le sue considerazioni. In questo modo le startup possono raccogliere una grande quantità di dati in tempi molto brevi e avviare lo sviluppo dell’app secondo gli stessi in tempi altrettanto rapidi. I risultati sono stati piuttosto soddisfacenti, raccontano i media americani, tanto che molte aziende sono ritornate più volte per far testare alla community i loro prodotti.

L’evento permette agli sviluppatori e agli utenti di entrare in contatto diretto, all’interno di uno spazio fisico piuttosto che virtuale. In questo modo è più facile capire dove un’applicazione può essere migliorata. Sicuramente l’alcool ha un ruolo determinante nella riuscita del progetto, non solo per testare l’usabilità dell’app, ma soprattutto per avvicinare un’ampia base utenti, anche piuttosto eterogenea.

Chissà che fra qualche mese non saremo invitati anche noi, qui in Italia, ad alzare il gomito. Ma solo per provare un’app.