24 aprile 2024
Aggiornato 15:30
fintech

Perchè ora le banche hanno paura di Amazon, Facebook e Alibaba

Le direttive europee hanno dato ai colossi del web la possibilità di usufruire di una grande mole di dati

Perchè ora le banche hanno paura di Amazon, Facebook e Alibaba
Perchè ora le banche hanno paura di Amazon, Facebook e Alibaba Foto: Shutterstock

MILANO - Le banche hanno paura. L’evoluzione tecnologica ha messo a dura prova, in questi anni, gli istituti bancari tradizionali, esasperando il concetto di decentramento del potere, laddove le Fintech si sono sempre presentate come quell’alternativa valida a offrire servizi che, prima, erano concentrati solo nelle mani di pochi individui. Il nodo cruciale, però, è rappresentato dal fatto che le Fintech, almeno finora, non hanno portato ad una chiara disruption di componenti del mercato o sono riuscite ad imporsi su un servizio o un segmento dell’intermediazione finanziaria, finendo - nella maggior parte dei casi - per essere acquistate dalle banche centrali o, nella peggiore delle ipotesi, indirizzare il loro business. Ciò che oggi spaventa di più le banche centrali, è il potere che si sta via via concentrando nelle mani dei colossi del web: Facebook, Google, Amazon e Alibaba.

I timori arrivano da Francisco Gonzalez, presidente esecutivo della spagnola Bbva, secondo cui Amazon, Google, Facebook e Alibaba potrebbero sostituire molti istituti e ha chiesto al G20 un intervento per non «mettere a rischio la stabilità finanziaria». Le stesse preoccupazioni sono in capo a Ralph Haters, ceo di Ing: i colossi web sono da tempo interessati a offrire dei servizi finanziari che oggi sono tendenzialmente riservati solo alle banche.

PayPal continua a spingere per diventare leader nel settore dei servizi finanziari e del mercato di massa, Siri o Alexa diventano sempre più intelligenti per effettuare transazioni online. E questo perché la voce rappresenta una maggiore garanzia di sicurezza.  Facebook ha implementato i pagamenti via Messenger per competere con Square Cash e Venmo, ma non è stato super aggressivo su questo fronte. Diverso l’approccio di Amazon che dal lancio di Amazon Lending nel 2011 ha già erogato oltre 3 miliardi di dollari a 20mila imprese. Certo, si tratta pur sempre solo di rivenditori presenti sulla piattaforma ecommerce e con tassi di interesse praticamente da «strozzino», ma con un business che può mettere seriamente a rischio Fintech e banche. Inoltre Amazon, con Amazon Cash, consente ai clienti di depositare denaro direttamente sui loro conti Amazon da oltre 10.000 punti vendita al dettaglio.

Se i giganti del Web decidessero di passare alla finanza, avrebbero alcuni vantaggi importanti rispetto alle banche: dati migliori, un'esperienza utente superiore e un'immensa fedeltà dei clienti. Un dato da non sottovalutare è rappresentato dal fatto che i consumatori statunitensi hanno classificato Paypal e Amazon, quanto a fiducia, allo stesso livello delle banche tradizionali e il 55% di loro è aperto all'acquisto di prodotti finanziari da imprese tecnologiche consolidate.

Altri timori da parte delle banche centrali arrivano a seguito dell’entrata in vigore della direttiva europea Psd2 sui pagamenti, recepita anche dall’Italia dal 13 gennaio scorso. Una direttiva che impone alle banche di mettere a disposizione di terze parti i dati dei clienti che abbiano dato il loro consenso. Questo significa che queste «terze parti» avranno la possibilità di usufruire di una mole di informazioni impressionante, che non avevano a disposizione prima di questo momento. Informazioni che diventano utili per affinare gli algoritmi su cui si basa il successo dei giganti del Web e che serviranno a predire i comportamenti, le azioni e, soprattutto, i bisogni dei clienti. Con il risultato di offrire proposte finanziarie molto più personalizzate rispetto agli istituti bancari. Merito dell’intelligenza artificiale, una tecnologia di cui la maggior parte delle banche sono sprovviste.