18 aprile 2024
Aggiornato 21:30
musica

Soundreef, la startup che ha battuto il monopolio Siae (per ora)

Soudreef aggira il monopolio SIAE e affida la gestione e la riscossione dei diritti dei suoi autori a un'associazione senza scopo di lucro

ROMA - Avevano detto che la loro battaglia era appena iniziata, anche se si sono sempre dimostrati inclini a favorire il dialogo con Siae. Stiamo parlando di Soundreef, la startup fondata da Davide D’Atri e Francesco Danieli e che da anni si batte per rivoluzionare anche in Italia il diritto d’autore. Ora, Soundreef, può operare legalmente in Italia, dopo lo sgambetto lanciato dal Governo che, con il recepimento non del tutto completo della direttiva Barnier, aveva messo alla startup diversi paletti per operare in Italia. Oggi, grazie a LEA, un’associazione non profit costituita da autori, editori e professionisti italiani, Soundreef è riuscita ad aggirare il decreto nazionale per operare sul territorio italiano. Il decreto fiscale legato all’ultima manovra (art. 19), infatti, aveva parzialmente superato il monopolio di Siae, aprendo il mercato dei diritti alle sole società di raccolta senza scopo di lucro. Senza LEA, quindi, Soundreef - che è una Srl - sarebbe rimasta completamente tagliata fuori dal mercato.

Cosa succede ora
Ora succede che sarà LEA, essendo un’associazione non profit, a gestire e riscuotere i diritti degli 11mila autori italiani che hanno scelto Soundreef, salvo poi girarli alla società di Davide D’Atri. LEA, che ha garantito procedure di rendicontazione raccolta compatibili con la tecnologia sviluppata dalla startup, incasserà quindi un aggio che il fondatore di Soundreef Davide D'Atri definisce "in linea con quello di Siae", e che rispetto a una raccolta diretta, la prima idea della startup, comporterà dei costi superiori. In compenso però LEA acquisterà parte delle tecnologie usate per il monitoraggio e la rendicontazione dei brani da Soundreef Spa, la controllante italiana di Soundreef Ltd.

Una lunga battaglia
La diatriba tra Soudreef e la SIAE, che ha scosso non solo l’opinione pubblica, ma anche l’intero sistema, sembra quindi giunta al capolinea. Una storia tutta italiana, con un autore (Davide D’Atri, della startup, ndr.) italiano, una società fondata in Gran Bretagna e, come spesso accade, la nostra nazione, l’unica ad avere un tale proibizionismo in Europa relativamente al diritto d’autore. Perché pure il decreto di recipimento della direttiva Barnier era andato, in qualche modo, conto l’UE. Lo schema di decreto, approvato lo scorso marzo, infatti, prevede che la riscossione dei diritti d’autore sia ancora affidata a SIAE. Un palo che la finanziaria, come detto prima, superava solo a metà.

«Adesso possiamo dire a tutti gli effetti che una piccola società ha abbattuto il dominio monopolistico ultracentenario della Siae nella raccolta dei diritti d'autore. Da oggi anche società private come Soundreef possono operare in piena legalità e, si spera, a pari condizioni sul mercato italiano». Davide D’Atri è orgoglioso in conferenza stampa, insieme a Fedez, uno tra i primi cantanti italiani ad aver scelto la startup per la gestione dei propri diritti.

Davvero al capolinea?
La questione Soudreef-SIAE è arrivata davvero al capolinea? La struttura su cui si fonda la nuova operatività che vede come cardine l’art. 19 del decreto fiscale collegato alla Legge di Stabilità 2018, potrebbe essere - tuttavia - molto labile. Sia perché LEA è un’associazione che, pur essendo non profit, è strettamente legata a Soundreef, sia perché - come scrive Repubblica - a presiederla dovrebbe essere Giudo Scorza, consigliere di amministrazione di Soudreef. Questa struttura potrebbe, infatti, facilitare un’azione di Siae al fine di tutelare il suo (semi) monopolio. «Non si è mai vista una organizzazione di autori ed editori «telecomandata» da una società a scopo di lucro, che non rispetta la trasparenza, i controlli e gli obblighi imposti dalla legge», tuona un comunicato di Siae.

La vittoria di una startup
Nell’attesa di capire qualche potrebbe essere l’azione di Siae, Fedez ammette: «Ho creduto fin dall'inizio al progetto di Soundreef. Oggi questa battaglia tra Davide e Golia ci vede tagliare il traguardo». Una startup ha sfondato il monopolio e imposto innovazione. E per il momento, va bene così.