23 aprile 2024
Aggiornato 09:00
fintech

Il pacchetto Fintech arriva in Bilancio, ora il parere del Governo

Domani l'emendamento sul Fintech italiano arriverà in comnissione Bilancio. Si attende il parere del Governo

Il pacchetto Fintech arriva in Bilancio, ora il parere del Governo
Il pacchetto Fintech arriva in Bilancio, ora il parere del Governo Foto: Shutterstock

MILANO - E’ stato approvato dalla commissione Finanze ed è pronto per la commissione Bilancio il pacchetto Fintech, l’emendamento promosso dal deputato del Pd Sebastiano Barbanti per la creazione di una serie di agevolazioni volte a sostenere le startup che si occupano di finanza innovativa. Ora spetterà al Governo dare parere decisivo.

Cuore del pacchetto, emerso dopo tre mesi di indagine conoscitiva in cui sono stati sentiti i massimi esperti del settore finanziario innovativo e tradizionale, è il «sandbox». Di fronte a un settore - quello della finanza - strangolato dalle attività, processi e costi che implicano l’adempimento alla normativa, uno dei primi punti da smarcare è rappresentato dall’introduzione del cosiddetto sandbox, un ‘recinto regolamentare’ dove le startup possono operare liberamente anche eludendo le leggi per poter testare il proprio prodotto, ovviamente sotto la supervisione delle autorità di vigilanza. Trentasei mesi dove le imprese innovative testano i loro prodotti su un numero limitato di utenti, senza l’obbligo di dover sottostare alle massive regolamentazioni. «Non si tratta, quindi, di derogare alla regolamentazione attuale né di creare un contesto normativo differente e di vantaggio - ha detto Barbanti -. Di tale ambiente potrebbero, tra l’altro, anche farne parte gli intermediari tradizionali con tutto vantaggio della competitività e dell’innovazione continua».

Leggi anche «Cosa ci sarà dentro l'emendamento sul Fintech» »

Il sistema si sta diffondendo in modo abbastanza esteso anche in altri Paesi. Pioniere è stato il Regno Unito la cui autorità di regolamentazione finanziaria, nel 2014, ha aperto il suo sandbox per le applicazioni di società finanziarie e tecnologiche che supportano servizi finanziari. I candidati possono, così, testare nuove idee per un periodo da tre a sei mesi con consumatori reali in base a normative meno rigide. L’autorità britannica permette, inoltre, alle imprese di violare le regole, se necessario, per testare i propri prodotti, senza che debbano affrontare alcuna azione disciplinare. Da quando il sandbox è stato aperto nel Regno Unito - poi replicato in tutto il mondo - ha supportato quasi 70 aziende nella sperimentazione di nuovi prodotti. Ora, il sandbox si trova alla terza «tornata» di aziende e - secondo Christopher Woolard, direttore dell’autorità britannica - i settori di applicazione sono sempre più divergenti, tra cui servizi di pagamento basati sulla Blockchain, proposte Regtech, assicurazioni innovative, verifica biometrica digitale e nuovi servizi dedicati ai consumatori.

Il pacchetto Fintech italiano, però, prevede anche altre misure tra cui quella che prevede la nullità delle clausole che vietano la cessione del credito. «Uno degli aspetti più importanti, tuttavia, sarebbe rendere nulli tutti i contratti che prevedono clausole di divieto di cessione di crediti commerciali che molti committenti impongono nei rapporti di fornitura ai propri fornitori - spiega Sebastiano Barbanti -. Ci sono milioni di euro attualmente immobilizzati da queste clausole che, se rese nulle, permetterebbero a tutti i crediti commerciali di essere cedibili, aumentando in modo consistente tutto il mercato dell’inovoce trading», quest’ultimo vero e proprio market place virtuale in cui l’impresa può rendere disponibili liberamente per la cessione i propri crediti a potenziali acquirenti (investitori istituzionali, ad esempio). La manovra, peraltro, sarebbe del tutto a costo zero.

Altre misure sono, invece, previste per lo sviluppo del segmento dell’equity crowdfunding, un mercato che ha visto una crescita esponenziale in questo 2017, con 11 milioni di euro raccolti. Ad esempio la possibilità che le piattaforme siano usate anche per il collocamento di minibond e cambiali finanziarie, oppure regole volto allo sviluppo di un mercato secondario delle quote, consentendo il ricorso al regime già previsto dall‘art. 100-ter del TUF, anche successivamente alla sottoscrizione.

Domani l’emendamento dovrebbe approdare in commissione Bilancio, per il parere del Governo. «Il Fintech non è un’opzione, è una necessità - ha concluso Barbanti -.  Abbiamo purtroppo perso l’EMA, facciamo dell’Italia la nuova capitale del Fintech».