19 marzo 2024
Aggiornato 05:00
scioperi

Cosa c'è dietro lo sciopero dei dipendenti Amazon nel giorno del Black Friday

Domani, 24 novembre, i lavoratori del polo piacentino si fermeranno. Abbiamo parlato con Carlo per capire quali sono le effettive condizioni dell'azienda

Cosa c'è dietro lo sciopero dei dipendenti Amazon nel giorno del Black Friday
Cosa c'è dietro lo sciopero dei dipendenti Amazon nel giorno del Black Friday Foto: ANSA

PIACENZA - Quello di domani sarà un venerdì nero e non solo per chi ha programmato di trascorrere un’intera giornata davanti allo smartphone a caccia di sconti. Il Black Friday italiano, infatti, sarà una giornata di scioperi. Scioperi che interesseranno i dipendenti di Amazon che incroceranno le braccia e indetto dalle sigle sindacali territoriali e del commercio di Piacenza, città che ospita uno dei più grandi magazzini europei del colosso di Jeff Bezos.

Uno sciopero che, nel polo piacentino, durerà dal turno mattutino di venerdì 24 novembre allo stesso turno del 25 novembre. A far scaturire la protesta sarebbe stata la «sterilità del confronto» che si sarebbe registrata nel dialogo con l’azienda, in particolare sul tema delle retribuzioni. Oltre 4mila dipendenti della multinazionale americana, quindi, si fermeranno, con conseguenti ingorghi e ritardi nelle consegne della merce. Che, domani, giorno del Black Friday, saranno ancora più ingenti. Il Venerdì Nero rappresenta una giornata importantissima per il colosso dell’ecommerce. Non solo negli Usa dove questa «moda» è consolidata da tempo, ma da qualche anno anche in Italia. Lo scorso anno Amazon ha registrato 1,1 milioni di prodotti ordinati, al ritmo di circa 12 prodotti al secondo. E il centro di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, rappresenta il punto cardine per le distribuzioni dei pacchi di Amazon. Fino a pochi mesi fa era l’unico a servire i clienti di tutta Italia (ora sono stati inaugurati anche il polo di Rieti e di Vercelli).

Ma cosa c’è dietro questo sciopero?
Con l’avvento di internet le distanze sono diminuite e sono aumentate le esigenze. Laddove la tecnologia facilita e abbrevia ecco che l’utente vuole sempre di più, non si accontenta mai. Ora c’è l’app che dice quando manca qualcosa in frigo, c’è il fattorino di Foodora (per dirne una a caso) che ci porta il sushi a casa. E ce lo porta subito. Velocità è la parola d’ordine. Ma a discapito di chi? Qualcuno che nella catena di produzione ci rimette c’è. Con il servizio Prime è possibile ricevere la merce ordinata entro le 24 ore, con il servizio Prime Now, attivo su Milano, la bistecca del macellaio arriva in 1 ora dall’ordine. Questo vuol dire una sola parola per chi lavora in Amazon e confeziona pacchi: velocità. Già perché la multinazionale conta anche i loro passi. «Non sto scherzando - ci racconta Carlo, attivista sindacale piacentino -. L’azienda è dotata di strumenti in grado di conteggiare i passi che noi facciamo durante le nostre ore. Pensa a che cosa significa correre per un’intera giornata lavorativa».

Ma perché avviene questo? «Amazon ti fa credere che se ti farai spremere come un limone riuscirai ad ottenere il posto fisso - ci dice Carlo -. E questo significa disponibilità volontaria agli straordinari, velocità di esecuzione, correre da una parte all’altra spostando pacchi pesanti senza neppure una pausa, né tantomeno la possibilità di andare in bagno». Chi si occupa di ricevere ciò che arriva in magazzino è, infatti, dotato di una pistola laser associata al nome dell’addetto che registra esattamente quanti oggetti è stato in grado di registrare e in quanto tempo: l’obiettivo aziendale è cinque in un minuto. Stesso discorso per chi, invece, si occupa dell’uscita dei prodotti. Dietro i pacchi che riceviamo a casa o sul posto di lavoro, ben rilegati e senza un’ammaccatura, c’è una catena di produzione che non si ferma mai, dove non ci si può fermare neppure un secondo senza il timore che il collega a fianco spifferi tutto ai piani alti.

Già, perché per guadagnare punti e quindi la possibilità di essere assunti in modo definitivo, c’è anche il meccanismo di delazione: «Qui fare la ‘spia’ è una consuetudine - ci dice ancora Carlo -. Più segnalazioni fai più alto è il tuo punteggio. Il tuo collega si è fermato troppo in bagno? Hai trovato qualcosa fuori posto la cui collocazione era responsabilità di un tuo collega? Perché non segnalarlo alla direzione? E questo avviene indipendentemente dal fatto che l’accusa sia fondata o meno. Spetterà alla direzione stabilirlo, ma, intanto, l’aver effettuato quella segnalazione, fa sì che il lavoratore si guadagni una ‘stellina’ in più». Avete presente quando all’asilo si parlava ‘male’ del compagno di banco alla maestra solo per dargli fastidio? Più o meno così. Solo che qui ci sono in ballo la salute e i diritti dei lavoratori. Senza contare che, almeno anagraficamente, si dovrebbe parlare di persone adulte e quindi più responsabili.

Alla notizia dello sciopero, naturalmente, Amazon ha risposto con una nota, con la quale ha dichiarato di offrire ai suoi dipendenti «salari più alti del settore della logistica». Inoltre, secondo la società, nella retribuzione sono «inclusi benefit come gli sconti per gli acquisti su Amazon.it, l'assicurazione sanitaria privata e assistenza medica privata». Oltre a confermare un dialogo costante con i rappresentati dei lavoratori e una politica di «porte aperte».