18 aprile 2024
Aggiornato 14:00
industria

Il riscatto dell'Italia parte dall'Emilia, cuore pulsante dell'innovazione industriale

In Emilia la disoccupazione è in picchiata, con una diminuzione del 6,5% e una crescita del Pil ormai vicina al 2%

Il riscatto dell'Italia parte dall'Emilia
Il riscatto dell'Italia parte dall'Emilia Foto: Shutterstock

BOLOGNA - Siamo abituati a pensare all’Emilia Romagna come la patria del buon cibo, delle scampagnate al mare, in riviera, e degli studenti, racchiusi in uno scrigno prezioso come è la città di Bologna. Ma è proprio l’Emilia, all’ombra delle grandi aree metropolitane italiane che si stanno contaminando di digitalizzazione, a dare il più importante contributo alla ripresa del Paese. E la sua industria. La produzione industriale, nell’ultimo semestre, è cresciuta del 2,8% e l’export del 6,4%. La disoccupazione è in picchiata, con una diminuzione del 6,5% e una crescita del Pil ormai vicina al 2% (la media nazionale si arresta all’1,4%.).

Un quadro economico così non si era mai visto nell’ultimo decennio, ha detto il direttore regionale della Banca d’Italia Francesco Rimarchi. E questo grazie alle industrie manifatturiere e al loro sguardo rivolto verso il digitale. L’industria, in Emilia, pesa oltre 26% del valore aggiunto, 8 punti sopra la media italiana. Nel segmento degli investimenti è la spesa in innovazione tecnologica ad aver avuto la meglio, soprattutto grazie agli incentivi del piano Industria 4.0 by Calenda, con investimenti da parte del 30% delle aziende in questa direzione.

E poi c’è l’ecosistema innovativo che è venuto a crearsi intorno ai 7 cluster tecnologici di livello mondiale, agli 82 laboratori industriali e alla più importante piattaforma europea dei Big Data che sta per realizzarsi attorno a Bologna. Senza dimenticare una fitta e capillare rete di alta formazione. A tal proposito la Bonfiglioli di Calderara, in provincia di Bologna, è stata la prima azienda in Italia ad avviare un modello aziendale di re-trading: un vero e proprio programma di riqualificazione per chi già lavora all’interno dell’impresa, in modo da rendere più agibile il cambiamento di competenze dettato dalla trasformazione digitale.

Il capoluogo emiliano, peraltro, si è recentemente guadagnato medaglia d’argento nella classifica delle città più «Smart» d’Italia,  con solo due punti di distanza dal vertice (contro gli oltre 50 del 2016), potendo vantare il primato nell’energia e nella governance e in generale un approccio complessivo di buon equilibrio nei diversi ambiti che compongono la «città intelligente».

La regione sembra essere uscita (egregiamente) dalla crisi, tanto da essere insignita come miglior regione d’Italia dall’Harvard Clus, nell’ambito del premio «2017 Leadership Excellence», consegnato pochi giorni al governatore Stefano Bonaccini.

«Dove c’è impresa c’è occupazione e benessere», ha detto il presidente di Confindustria Emilia Romagna Pietro Ferrari e l’obiettivo dell’Emilia è quello di riuscire a portare la disoccupazione a un fisiologico 4-5% entro il 2020. E contaminare di innovazione anche le piccole medie imprese, oltre alle gradi.