19 marzo 2024
Aggiornato 05:30
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ICO sì o ICO no? Cosa dice l'Autorità europea sulla Initial Coin Offer

L'Autoirtà europea si è espressa sulle ICO (Initial Coin Offer) emettendo due documenti dove manifesta la sua preoccupazione sia per gli investitori che per le imprese partecipanti

ICO sì, ICO no? Cosa dice l'Autorità europea sulla Initial Coin Offer
ICO sì, ICO no? Cosa dice l'Autorità europea sulla Initial Coin Offer Foto: Shutterstock

MILANO - Quasi sconosciute solo un anno fa, le ICO (Initial Coin Offer) rappresentano oggi un fenomeno a dir poco mondiale. Negli ultimi 12 mesi sono stati raccolti 3,3 miliardi di dollari in oltre 200 ICO lanciate rispetto ai soli 70 milioni di dollari raccolti lo scorso anno (secondo Coinschedule). Probabilmente buona parte di questi risultati sono dovuti al vero e proprio «boom» del bitcoin, che lo scorso 2 novembre ha raggiunto circa 7.500 dollari di valore. Dati questi numeri, non sorprende che le autorità di vigilanza siano intervenute. 

La Cina e la Corea del Sud, dove le ICO erano entrate a far parte della cultura locale del gioco d’azzardo, le hanno già bandite. Oltre a chiudere e vietare gli exchange di criptovalute.

Il fenomeno (quello delle ICO), negli USA è diventato una vera e propria mania, tanto da attirare anche l’attenzione delle celebrità (tra i più smaniosi ci sarebbe perfino Paris Hilton e Floyd Mayweather), sempre più incuriosite dall'emettere la propria moneta virtuale proprio attraverso le ICO.

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Sulla questione si è pronunciata la SEC, la Securities and Exchange Commission americana (come la nostra Consob) a inizio mese, specificando in un documento, che sarebbero potuti andare incontro alla violazione di più leggi, tra cui regolamenti anti-frode e regole che governano gli intermediari finanziari. «Nel Rapporto di indagine della SEC relativo al DAO, la Commissione ha avvertito che i token virtuali o le monete vendute negli ICO potrebbero assumere le caratteristiche tipiche dei titoli, e coloro che offrono e vendono titoli negli Stati Uniti devono rispettare le leggi federali sui titoli», si legge nella dichiarazione della SEC.

Sulle ICO si è recentemente pronunciata anche l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), organismo di regolamentazione finanziaria dell’UE e l’Autorità di vigilanza europea con sede a Parigi, attraverso l’emissione di due documenti, uno sui rischi per gli investitori in ICO e l’altro sulle norme applicabili alle imprese partecipanti alle ICO. Da una parte l’ESMA ha espresso preoccupazione per il fatto che gli investitori potrebbero non essere consapevoli dei «rischi elevati» che stanno assumendo quando investono in una ICO. Dall'altra ha espresso preoccupazione per il fatto che le imprese coinvolte nelle ICO possano svolgere le loro attività «senza rispettare» la legislazione UE applicabile in materia. 

Nello specifico l’ESMA mette in guardia gli investitori dal «rischio elevato di perdere tutto il capitale investito», in quanto ritiene che le ICO siano investimenti molto rischiosi e altamente speculativi, osservando - inoltre - che «la maggior parte delle ICO è lanciata da imprese che si trovano in una fase di sviluppo molto precoce e tali imprese presentano un rischio elevato di fallimento». Un altro rischio chiave citato dall'autorità, deriva dal fatto che, a seconda della loro struttura, le ICO possono non rientrare nel campo di applicazione delle leggi e dei regolamenti dell'UE, nel qual caso «gli investitori non possono beneficiare della protezione offerta da tali leggi e regolamenti».

In riferimento alle aziende che decidono di lanciare delle ICO, l’ESMA precisa che, qualora queste possano essere considerate strumenti finanziari, è probabile che anche l’azienda partecipante svolga attività di investimento regolamentate e quindi debba sottostare alla legislazione pertinente. Nello specifico alla Direttiva sul prospetto, alla Direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari (MiFID), alla Direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi (AIFMD) e alla Direttiva antiriciclaggio. Salvo poi affermare (l’ESMA) che le imprese partecipanti sono chiamate a valutare attentamente se le loro attività costituiscano attività regolamentate.