19 aprile 2024
Aggiornato 08:00
arte

La startup torinese che riporta le opere d'arte ai disabili (con la tecnologia)

L'espositore permette a qualsiasi persona affetta da disabilità di poter fruire dell'opera d'arte, riprodotta in 3D. Un prototipo è esposto fino al 31 dicembre alla Venaria Reale

TORINO - Il patrimonio artistico e architettonico italiano è un tesoro di cui dobbiamo andare fieri. Un tesoro che custodiamo da centinaia di anni, ma che spesso non può essere fruito in modo adeguato da tutti, in modo particolare dalle persone affette da disabilità che, di fronte a un’opera d’arte, trovano sovente limiti di vario tipo: non la possono ammirare, non possono leggere o udire le informazioni che la riguardano. La tecnologia, tuttavia, in questi anni si è data da fare e a Torino ha messo a punto uno strumento innovativo capace di far vivere alle persone disabili un’esperienza a 360 gradi tutte le volte che valicano l’entrata di un museo. La startup torinese New Planet 3D è specializzata in stampa 3D e grazie a una maturata esperienza ha realizzato il primo Espositore FOR ALL, il cui prototipo è in mostra a La Venaria Reale fino al 31 dicembre 2017 con una riproduzione del Busto di Diana, vero e proprio simbolo della dimora Sabauda.

«Siamo partiti due anni fa - ci racconta Dario Suppa di New Planet 3D -. Insieme al Museo Egizio abbiamo creato riproduzioni 3D di opere d’arte che potessero essere toccate dai non vedenti. Indagando siamo venuti a conoscenza delle disposizioni dell’ONU che, invece, prevedono che le riproduzioni di opere d’arte debbani essere accessibili a tutti. La stampa 3D non era più sufficiente. Così abbiamo creato un espositore multimediale che fosse capace di divulgare il messaggio a tutte le persone affette da disabilità, uditiva, motoria, visiva e cognitiva».

La stampa 3D è in grado di riprodurre perfettamente qualsiasi oggetto, permettendo di realizzare una copia identica, nelle dimensioni reali o in scala, senza esporre l’opera autentica a usura o danni. E l’espositore ne permette la piena fruibilità. E’ una struttura agile, composta da un piano alto 80 cm sul quale è posizionata la riproduzione che può essere toccata e manipolata dagli utenti. La struttura è dotata di pulsanti collegati a un monitor che trasmettono le informazioni relative all’opera: il disabile visivo potrà ascoltare il messaggio attraverso un diffusore unidirezionale (il suono è percepibile solo da lui e in 9 lingue diverse), mentre il disabile uditivo potrà guardare il monitor sul quale appare un filmato che descrive l’opera nella lingua LIS. Il design della struttura consente di posizionarsi al desk ottenendo la massima fruizione del reperto, permettendo a chi è in carrozzina di leggere le informazioni scritte sul piano. Per i disabili cognitivi la fruizione è garantita dalla traduzione in scrittura adattata con caratteri ad alta leggibilità che viene visualizzata sul monitor. La struttura è anche dotata di uno scalino che permette ai bimbi in visita al museo di poter meglio godere dell’opera d’arte.

«L’espositore è dotato anche di un QRcode che permette di scaricare tutto il materiale relativo all’opera d’arte - ci racconta ancora Dario -. Stiamo inoltre lavorando con il ministero dei Beni Culturali per creare una banca dati nazionale di tutte le opere d’arte che andremo a riprodurre. Nel 2018 lanceremo sul mercato l’espositore definitivo che stiamo producendo qui in Piemonte e abbiamo già ricevuto l’interesse di diversi musei, sia in Italia che all’estero».

L’espositore, peraltro, è completamente staccato dalla riproduzione 3D e può quindi essere utilizzato per più riproduzioni, anche contemporaneamente. La riproduzione, dal canto suo, una volta terminata la sua esposizione potrà essere utilizzata nelle mostre itineranti, potrà viaggiare per il mondo senza danneggiarsi, per essere fruibile ai disabili che si trovano in altre città. «L’arte - conclude Dario Suppa - in tutte le sue manifestazioni è un linguaggio e quindi una forma di comunicazione. Come atto comunicativo deve essere accessibile e fruibile da tutti. L’accessibilità di un museo e di qualsiasi luogo di cultura non si misura solo dall’assenza delle barriere architettoniche o sensoriali».