29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
digitale

Oltre le startup c'è un'Italia di Pmi, aiutate da Mark Zuckemberg

Secondo il «Future of Business Survey» elaborato da Facebook, Ocse e Banca mondiale, a oggi 70 milioni di imprese nel mondo utilizzano attivamente una pagina sul social di Zuckerberg

Facebook sta aiutando le Pmi all'internazionalizzazione (e a sopravvivere)?
Facebook sta aiutando le Pmi all'internazionalizzazione (e a sopravvivere)? Foto: ANSA

ROMA - Oltre la crescita delle startup (che hanno raggiunto ormai le 8mila unità), oltre la «moria» dei mega deal per un mercato del Venture Capital e del Private Equity che, quest’anno, sembra proprio cadere in picchiata, c’è un substrato che attraverso strumenti digitali per così dire ‘primari’ tenta la sopravvivenza. E’ quello delle piccole medie imprese che, peraltro, rappresenta il vero tessuto produttivo italiano, con il 95,4% di Pmi che hanno meno di 10 addetti tra le loro mura. Imprese che, come conferma l’analisi di Aifi, raccolgono la maggior parte degli investimenti in Private Equity, con una crescita del 24%.

E se non riescono ad attrarre capitali di rischio, possono servirsi di strumenti come Facebook, piattaforma che di social sta perdendo il core, risultando essere sempre più un vero e proprio strumento business. Secondo il «Future of Business Survey» elaborato da Facebook, Ocse e Banca mondiale, ad oggi 70 milioni di imprese nel mondo utilizzano attivamente una pagina sul social di Zuckerberg. Allo stesso tempo, l’87% degli italiani presenti su Facebook hanno almeno una connessione con una Pmi italiana, così come ce l’hanno ben 143 milioni di persone al mondo. Per Marco Grossi, senior manager di Facebook Italia, questo può significare solo una cosa: Facebook può incrementare lo sviluppo internazionale delle Pmi.

Di fronte a fenomeni come la fuga di cervelli, le copiose invasioni di prodotti stranieri, è quasi automatico pensare che l’Italia sia in una fase di stallo. E se può sembrare così per alcuni segmenti, non lo è dal punto di vista dell’internazionalizzazione. Un dato su tutti, che può farci riflettere, è quello che emerge dall’ultimo report relativo al commercio elettronico. Nel 2017 l’export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, vale 3,5 miliardi di euro e rappresenta il 16% delle vendite e-commerce totali. I prodotti, peraltro, grazie a una crescita del 19%, valgono 2,3 miliardi di euro e rappresentano il 67% delle vendite oltre-confine.

Il commercio elettronico rappresenta, per le Pmi, uno dei principali canali di accesso all’internazionalizzazione. Canale che, se associato a una pagina Facebook, amplia copiosamente le possibilità di intercettare i Paesi esteri. Mark Zuckerberg, inoltre, ha da poco attivato la possibilità di effettuare pagamenti direttamente attraverso Messanger con un accordo con PayPal. Ciò significa che gli utenti potranno utilizzare l’applicazione di istant messaging per effettuare pagamenti, ricevere e inviare denaro, per la goia della piccole e medie imprese che stanno sfruttando la piattaforma per aumentare le loro vendite. Secondo il «Future of Business Survey», infatti, il 70% delle Pmi avrebbe aumentato il numero di clienti proprio grazie a un utilizzo strategico di Facebook.

Le 11mila piccole e medie imprese italiane che hanno partecipato alla survay dichiarano di utilizzare gli strumenti online per quattro motivi principali: per far pubblicità verso nuovi potenziali nuovi clienti (78%), per mostrare i prodotti e servizi (78%), per dare informazioni (69%) e per comunicare con i propri clienti e fornitori (56%).