19 marzo 2024
Aggiornato 06:30
musica

Il ragazzo veneto che fa suonare anche gli alberi, con la tecnologia

Bruno ha inventato Mogees, un sensore intelligente capace di percepire le vibrazioni emesse da un oggetto quando viene percorsso e, attraverso un'app, produrre musica

VICENZA - Che musica può produrre un albero? Un pezzo di legno? Una pentola? Sevi siete fatti questa domanda almeno una volta nella vita, Bruno Zamborlin può darvi la risposta che stavate cercando. Perchè il suo obiettivo, nella vita, è quello di «trasformare gli oggetti intorno a noi in strumenti musicali». Con la tecnologia. Lui, vicentino, una laurea in informatica e un dottorato in Tecnologie Musicali, ha scelto, però, la frenetica Londra per sviluppare la sua startup, Mogees. Bruno ha creato lo strumento degli strumenti, ovvero un sensore che, se attaccato a qualsiasi altro oggetto, riconosce le vibrazioni create quando l’oggetto medesimo viene percosso e le trasforma in musica. In questo modo, attraverso un’app innovativa, è possibile far suonare anche una porta o un appendiabiti.

Ed ecco che dopo un dottorato di ricerca di 4 anni alla Goldsmiths University, Bruno ha bisogno della prova del nove: deve capire se Mogees piace al suo pubblico. Per fare questo nel 2013 lancia la prima campagna di crowdfunding su Kickstarter e raggiunge il goal dopo sole 24 ore, ben 20mila sterline di pre-ordini (la campagna totale ha raggiunto il milione di sterline). Il prodotto può funzionare. «L'obiettivo è democratizzare la musica», dice spesso Bruno, durante le sue prensentazioni.

Il machine learning
La caratteristica principale di Mogees è che, essendo basato sull’intelligenza artificiale e sul machine learning, chi lo utilizza per creare musica gli può ‘insegnare’ che suono riprodurre a contatto con un determinato materiale. Gli algoritmi di Mogees possono, infatti, imparare automaticamente e continuare a farlo mentre si riproduce musica. E lo possono utilizzare tutti: dagli artisti ai professionisti, dagli amatori ai bambini.

Come funziona davvero
Il sensore può riprodurre un suono quando ha captato le vibrazioni dell’oggetto che abbiamo percosso. L’elaborazione delle vibrazioni in suoni avviene tramite il collegamento di Mogees a uno smartphone sul quale è stata installata un’app specifica che dà la possibilità all’utente di programmare Mogees per la riproduzione di suoni determinati: ogni gesto compiuto rappresenta un suono che varia a seconda del materiale di cui è composta la superficie su cui il sensore viene applicato.

Un progetto nato a Londra, quello di Mogees, che - tuttavia - di italiano ha molto, Bruno a parte, ovviamente. Di fatto, buona parte di quei soldi raccolti attraverso la prima campagna di crowdfunding su Kickstarter è arrivata proprio dall’Italia, da Padova per l’esattezza, dall’incubatore d’impresa M31 di Ruggero Frezza e dagli imprenditori Francesco della Rovere e Andrea Ghello con un investimento che rappresenta il 90 per cento di quelli avuti.

Al lavoro con le scuole
Oggi Mogees ha una portata davvero a 360 gradi ed è entrato anche all’interno di un progetto europeo, Erasmusic, che l’ha introdotto all’interno delle scuole francesi, spagnole, ceche, finlandesi e olandesi. I bambini possono quindi imparare a suonare con Mogees, oltre ad apprendere le prime basi del pensiero computazionale, attraverso l’interazione con il machine learning. I progetti di Bruno sono molti e gli sguardi puntati al futuro.