19 marzo 2024
Aggiornato 07:30
apertura a vercelli

Come (non) si lavorerà nei magazzini di stoccaggio di Amazon

E’ possibile aspettarsi tutte queste assunzioni? Forse sì, ma non nel modo in cui pensate voi. Il lavoro del futuro è il babysitter di robot

Come (non) si lavorerà nei magazzini di stoccaggio di Amazon
Come (non) si lavorerà nei magazzini di stoccaggio di Amazon Foto: Shutterstock

FIRENZE - Quello di Calenzano, comune della periferia fiorentina è solo l’ultimo degli hub di Amazon che saranno realizzati in Italia, anche se si tratta del primo magazzino di smistamento in Toscana per il quale potrebbero essere previste ben 200 assunzioni. La scorsa settimana è stato è stato aperto quello di Larizzate, in provincia di Vercelli, mentre il prossimo 3 ottobre, un magazzino di 8mila metri quadrati sorgerà a Crespellano, alle porte di Bologna. Lo stesso vale per Casirate d’Adda (Bergamo), dove - nell’ex area Eni, in via Rossini - dovrebbe sorgere un capannone ultratecnologico di 40mila metri quadrati, per il quale sarebbero previste ben 400 assunzioni. Una flotta di magazzini pronti a distribuire merce on-demand in qualsiasi momento, il più in fretta possibile. Le logiche del colosso di Jeff Bezos sono sempre state chiare: rapidità. E una customer experience soddisfacente. In modo che tu, cliente, non debba più preoccuparti di nulla. Gli algoritmi di intelligenza artificiale su cui Amazon si basa sono in grado di capire esattamente (e prevedere) quello che acquisterai la prossima volta.

Il robot-magazzino
Controllo? Sì, anche. Ma nel caso dei magazzini, quella che si pone, è la questione della logistica. Nell’hub di Vercelli, attualmente sono impiegati 200 dipendenti, a cui è stato affidato il compito di stoccare i materiali in uno spazio che copre ben 107mila metri quadrati. A pieno regime saranno 600, per poi raddoppiare dal quarto anno di attività in poi. Almeno secondo i piani. E’ possibile aspettarsi tutte queste assunzioni? Forse sì, ma non nel modo in cui pensate voi. La costruzione degli hub magazzino è esplosa con la crescita dello shopping online ed è lo stesso trend, parallelamente, ad aver dato origine al cosiddetto robot-magazzino. Già oggi, in Amazon, lavorano circa 45mila dipendenti robot che  contribuiscono a ridurre al minimo il movimento e le ferite dell'uomo in questi enormi centri di stoccaggio. Le macchine, di fatto, possono recuperare più velocemente i prodotti di quanto non facciano le persone. Nel 2012, Amazon ha acquistato Kiva Systems, un pioniere nel settore dei robot di magazzino. Tre anni dopo, l'azienda con sede nel Massachusetts, è stata ribattezzata Amazon Robotics e ha iniziato a spedire tutte le sue sfavillanti macchine di colore arancione al suo genitore (Bezos).

Fantascienza? Non esattamente. Anche perché i robot di magazzino sono già al lavoro da alcuni anni. Certo, sono molti i miglioramenti ancora necessari. A partire dalla sensoristica. I robot di oggi, infatti, si muovono attraverso i sensori, ma non percepiscono l’ambiente che sta loro intorno. In futuro queste macchine diventeranno sempre più capaci grazie a dei software di riconoscimento, in grado di individuare gli ostacoli e far compiere alla macchina azioni di presa e posizionamento. Queste macchine saranno in grado di caricare e scaricare i camion, un ostacolo importante oggi, e di sostituire l'uomo quando si tratta di selezionare e riempire le scatole.

Il babysitter di robot
Cosa possiamo aspettarci nell’attesa che la tecnologia faccia i suoi sviluppi? Di diventare babysitter. Sì, di robot. E’ quello che sta già avvenendo in alcuni magazzini americani del colosso del commercio elettronico, dove braccia metalliche giallo brillante impilano box e contenitori al posto dell’uomo, imbrancandoli dai nastri trasportatori. Il ruolo dei dipendenti? Risolvere i problemi tecnici della macchina (quando necessario) e fare in modo che abbiano sempre a disposizione i bidoni da caricare. La forza lavoro globale di Amazon è tre volte più grande di Microsoft e 18 volte più grande di Facebook, e la settimana scorsa, Amazon ha detto che avrebbe aperto una seconda sede in Nord America con l’obiettivo di creare fino a 50.000 nuovi posti di lavoro.

Il paradosso di Amazon
Un paradosso. Se da una parte Amazon contribuisce all’aumento dell’occupazione, dall’altra è forse la più grande multinazionale in prima linea per ciò che riguarda l’automazione del lavoro. I robot rendono il lavoro di magazzino meno faticoso e noioso, consentendo allo stesso tempo l’efficienza che permette a un cliente di ordinare il filo interdentale dopo colazione e riceverlo prima di cena. Se non ci fossero i robot, non potremmo ottenere la merce se non dopo due giorni. Il rapporto tra uomo e macchina si verifica quotidianamente sui pavimenti dei magazzini di Amazon, con robot che somigliano a coleotteri giganti, caricano e scaricano merci che pesano centinaia di chili. I bracci robotici che sono attualmente in uso in alcuni magazzini americani sono configurati per raccogliere contenitori di dimensioni standard e non oggetti di diverse dimensioni. In una dimostrazione sulle visioni future, Amazon ha mostrato una simulazione di realtà virtuale utilizzata per prototipale nuovi concetti di robot, capaci di elevare e trasportare merci aventi dimensioni completamente diverse tra di loro.Cosa fanno gli uomini? I raccoglitori: seguono le istruzioni sullo schermo dei pc, afferrando gli oggetti fuori dagli scaffali, mettendoli in contenitori di plastica, che poi scompaiono sui nastri trasportatori. Stando a ciò che ha dichiarato più volte Amazon, nessuno è stato licenziato da quando i robot sono stati installati nei magazzini. Certo è che, dovrete fare un lavoro diverso rispetto a quello che vi eravate immaginati.