19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
industria 4.0

Industria 4.0, come connettiamo 7mila robot se manca la banda ultralarga?

Si impennano le vendite di robot industriali, ma in Italia manca la banda larga. Intanto Ubi Banca stanzia fondi e (forse) dovrebbero partire i Competence Center

Industria 4.0, come connettiamo 7mila robot se manca la banda ultralarga?
Industria 4.0, come connettiamo 7mila robot se manca la banda ultralarga? Foto: Shutterstock

MILANO - Malgrado sia praticamente terminata la pausa estiva, ancora non è dato sapere come il ministero dello Sviluppo Economico, intenderà distribuire i 60 milioni di euro messi sul piatto per i Competence Center, i centri di eccellenza che dovrebbero prendere per mano per imprese italiane e condurle alla digitalizzazione. Si attende l’arrivo in Gazzetta del decreto attuativo, con firma dei ministri Calenda e Padoan per andare alla Corte dei Conti. Incrociando le dita, nella speranza che tutto possa essere pubblicato a settembre. Un’occasione per fare il punto, potrebbe essere il tanto discusso G7 in programma a Torino, dove uno dei temi caldi sarà proprio l’Industria 4.0 (malgrado le polemiche).

Un miliardo di euro per chi passa dagli Innovation Hub
Se il ministero ancora latita, lo stesso non si può dire per le istituzioni. Vincenzo Boccia ha appena stretto la mano a Letizia Moratti, siglando un protocollo tra Confindustria e Ubi Banca che promette di mettere sul piatto un plafond di 1 miliardo di euro per la concessione di finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese che investono in innovazione e digitalizzazione. Per gli associati a Confindustria, s’intende, i quali beneficeranno di un canale privilegiato tramite i Digital Innovation Hub di Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia e Umbria. Intanto, però, qualcosa si sta muovendo.

Senza banda ultralarga come come connettiamo i macchinari?
La questione dei Competence Center, però, continua a essere dibattuta, soprattutto perchè in gioco ci sono le piccole medie imprese. Un dato, anzi due. Ancora nel 2020 ci sarà ben l’8% delle unità immobiliari privo di connessioni internet di qualità, ossia fibra ottica. Ossia quella che serve ai macchinari per essere connessi. Per rendere l’idea, in questo momento, in Italia, ci mettiamo 90 minuti per scaricare un film in HD di circa 7,5 Gb. La Svezia, ce ne mette una trentina. Tuttavia ‘connessione’ viaggia di pari passo con ‘Industria 4.0’. Anzi. L’interconnessione’ è proprio un requisito essenziale affinché l’azienda possa ottenere l’imperammortamento del bene acquistato, il quale deve essere in grado di scambiare informazioni con sistemi interni (sistema gestionale, pianificazione) e/o esterni (clienti, fornitori) per mezzo di un collegamento basato su specifiche documentate, disponibili pubblicamente e internazionalmente riconosciute. Per fare tutte queste operazioni, ovviamente, ci vuole la banda ultralarga.

Vendita robot
Lo stesso discorso si potrebbe fare per i robot industriali. In Italia se ne vendono a palate. Tanto da raggiungere una quota di mercato pari al 2,6% a livello mondiali, seconda in Europa solo alla Germania, che ha una quota del 7,9%, e battendo la Francia, al terzo posto con l'1,2%. In particolare, in Italia le vendite hanno raggiunto un record di 6.700 unità nel 2015, con una crescita del 7% che ha compensato il calo del triennio 2010-2013. Da qui al 2019 sono previsti numeri record con un balzo delle vendite a 9.000 unità (+34%).  Sarà mica l’effetto super e iperammortamento? La questione è: cosa ce ne facciamo dei robot industriali se non possiamo connetterli e non sappiamo usarli?

Non siamo ancora pronti
Siamo pronti per l’Industria 4.0? A quanto pare non proprio. Un report del think tank Istituto per la competitività I-Com assegna all’Italia solo il 18esimo posto di una speciale classifica dei Paesi Ue relativa al grado di preparazione alla digitalizzazione del sistema industriale. E, infatti, paghiamo soprattutto il basso livello di diffusione delle connessioni veloci e il gap di competenze nel settore Ict. I Competence Center, almeno, dovrebbero servire a colmare il gap di competenze.

Le accuse di Cna Veneto
A puntare i piedi, recentemente, è stato anche il presidente di Cna Veneto, Alessandro Conte. «Senza banda larga, senza una politica veloce che riduca il divario digitale esistente soprattutto nelle piccole e micro imprese, è difficile pensare che queste misure possano avere effetto sull’intero tessuto produttivo. Forse singolarmente le aziende potranno avvantaggiarsi, ma l’economia del territorio nel suo complesso certamente no». Eppure il Veneto è nella lista dei prediletti: proprio nel padovano dovrebbero sorgere uno dei tanti attesi Competence Center.