29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Relazioni internazionali

Giulietto Chiesa al DiariodelWeb.it: «Così Trump e Biden costruiscono la guerra»

Lo storico corrispondente dalla Russia commenta le accuse a Putin e il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele

ROMAGiulietto Chiesa, un giornalista che come lei è stato corrispondente dalla Russia per vent'anni ritiene credibile l'affermazione di Joe Biden secondo cui ci sarebbe Mosca dietro le fake news di Lega e M5s?
Mi sembra semplicemente comica, siamo di fronte a un Paese che sta franando nel ridicolo. È sbalorditivo toccare con mano che l'ex vicepresidente della «repubblica delle banane» sia così ignorante da scrivere un articolo come quello apparso su Foreign Affairs. Non c'è nulla: né un fatto, né una qualunque dimostrazione, nessuna prova. Se Biden dice questo, mi fa pensare che non sappia cos'è il web. La rete è in mano agli Stati Uniti, e non da ieri, ma da quando è cominciata ad esistere. Il controllo americano è totale.

Quindi Biden dice questo per coprire le responsabilità degli Usa?
No, perché vuole semplicemente confondere le acque. Questo signore è un irresponsabile totale: sta accusando il grande Paese che ha di fronte di misfatti che non ha mai commesso. Che reazioni si immaginano di produrre, questi signori, in Russia o in Cina? Si rendono conto di quello che fanno? Evidentemente no. Alla fine i loro interlocutori perderanno la pazienza: in questo modo stanno costruendo la guerra.

La Russia non potrebbe avere interessi a portare al potere Di Maio o Salvini?
Vogliamo scherzare? Di Maio è appena andato negli Stati Uniti a dire che è d'accordo con loro, che vuole rimanere nella Nato. Quale può essere l'interesse della Russia in questo? Mi fa venire in mente tutte le vecchie sciocchezze: come il tentato omicidio di Giovanni Paolo II da parte di Ali Agca, che venne subito assegnato agli amici dei russi. Gli americani si inventano le bugie e, siccome il sistema mediatico è completamente nelle loro mani, compreso quello italiano, sono sicuri che verranno ripetute pari pari da tutti i giornali e le televisioni importanti. E ha funzionato: evidentemente in Italia ci sono ancora tanti c...oni che credono alle cose che leggono sulla stampa.

Lei, che ha fatto personalmente campagna per il no al referendum, ha avuto contatti con la Russia?
Sì, certo, sono stato riempito di milioni... Altrimenti, perché diavolo mi occuperei del no? Qualcuno faccia un'indagine sui miei redditi e vedrà quanti soldi ho preso dai russi per fare campagna.

Parliamo della decisione di Trump di spostare l'ambasciata americana a Gerusalemme: una mossa che avvicina o allontana la pace in Medio Oriente?
Sostanzialmente crea la guerra. Anche in questo caso sono stupito: il presidente degli Usa compie un gesto del genere senza rendersi conto delle ripercussioni, a cui stiamo assistendo. Può essere un errore, ma io credo che la ragione di fondo di questa decisione, che inevitabilmente sconvolgerà il Medio Oriente, sia dettata da suoi interessi personali.

Cioè?
Il signor Trump è sotto attacco, in casa sua, da una serie di forze che vogliono creare le condizioni per l'impeachment. E lui ha deciso di appoggiarsi alle potentissime lobby ebraiche, facendo loro una grande concessione.

Per salvare se stesso?
Esattamente. Per modificare gli equilibri interni. Questa è la prova del disastro politico a cui siamo arrivati. La lotta interna agli Stati Uniti diventa un problema mondiale.

Rischiamo una nuova intifada?
Peggio. L'intifada è difficile, perché il popolo palestinese è in ginocchio, non ha una guida politica indipendente: Abu Mazen è un corrotto messo lì dagli Usa. I palestinesi si ribelleranno come possono, ce lo possiamo aspettare da Hamas nella Striscia di Gaza. Ma il pericolo è molto più grave: questa mossa apre la strada per attacchi di Israele in Libano e in Iran. E allora gli effetti diventano molto più seri: dobbiamo ragionare su scala internazionale. Alla mossa di Trump si accompagna la dichiarazione pubblica dell'ambasciatore israeliano a Washington, secondo cui la guerra in Iran è questione di giorni, settimane o mesi, non di anni.

Chiudiamo con una questione molto meno grave. Il suo compagno di viaggio ne La mossa del cavallo, Antonio Ingroia, sostiene che Pietro Grasso non sia di sinistra. Condivide?
Niente di quello che sta accadendo nel Pd o alla sua sinistra è realmente di sinistra. Stiamo usando un vocabolario che non ha più alcun significato. Grasso, con la sinistra, non ha mai avuto a che fare, né tantomeno ne ha adesso. Cosa può produrre una nuova formazione che entra in parlamento guidata da un uomo di cui non si conoscono nemmeno le idee di politica economica, finanziaria, estera? L'unica cosa che avverrà dopo le elezioni sarà un'intesa tra Pd e Berlusconi, e questo gruppo si barcamenerà. Siamo lontani miliardi di miglia da qualunque progetto di rinnovamento dell'Italia.