28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Referendum Catalogna

Una dichiarazione d'indipendenza a metà: Puigdemont sceglie la versione «sospesa»

Il discorso del presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, nell'aula del parlamento di Barcellona è stato un trionfo di diplomazia a tutti i livelli. Ecco cosa ha detto, e cosa succederà ora

BARCELLONA - "In questo momento storico, come presidente della Catalogna, alla luce del referendum del primo ottobre, assumo il mandato del popolo a far sì che la Catalogna diventi uno Stato indipendente in forma di Repubblica. Proponiamo però che il Parlamento sospenda gli effetti della dichiarazione d'indipendenza per avviare un dialogo, senza il quale non è possibile arrivare a una soluzione concordata». Una dichiarazione d'indipendenza a metà. Il discorso del presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, nell'aula del parlamento di Barcellona è stato un trionfo di diplomazia a tutti i livelli. Con un colpo al cerchio e uno alla botte ha cercato di ringraziare e accontentare tutti sottolineando che la Catalogna, alla luce del risultato referendario del primo ottobre 2017 ha sì il diritto di diventare uno Stato indipendente, ma ha aggiunto anche che il Parlamento dovrà sospendere ogni decisione per avviare un dialogo con il governo di Madrid, affinché il popolo catalano possa continuare a crescere e avanzare. Insomma, indipendenti, ma non troppo. Ai politici e ai giornalisti l'appello ad abbassare le tensioni.

Cosa farà Rajoy?
L'attesa da oggi non solo in Spagna è per la reazione del premier Mariano Rajoy dopo il discorso di Puigdemont. Rajoy ha convocato una riunione straordinaria del suo governo dopo che ieri ha escluso qualsiasi mediazione fra la legge e la disobbedienza e si rivolgerà al Parlamento. Intanto ha negoziato con il leader del PSOE, Pedro Sánchez e con Albert Rivera, capo di Ciudadanos, per trattare le misure definitive da adottare oggi in modo da fermare la deriva dell'indipendenza della Catalogna. Esistono una serie di misure coercitive che Madrid può mettere in atto per costringere la Generalitat a ritornare sui suoi passi e recuperare la normalità istituzionale in Catalogna, si legge su 'el Mundo'.

E adesso?
La misura più probabile che attualmente verrà attivata, secondo le fonti, è l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, in virtù del quale il governo centrale può prendere il controllo dei suoi poteri, tutti o alcuni di loro. Il governo centrale potrebbe concedere anche un'ultima chance di due o tre giorni al massimo alla Catalogna per rettificare. Sarebbe una sorta di ultimatum, ma c'è di più. L'esecutivo può anche dichiarare uno stato d'emergenza se ritiene che potrebbero verificarsi alterazioni o gravi disturbi dell'ordine pubblico. Per fare questo passo avrebbe bisogno del voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri del Congresso. Con lo stato di emergenza, non solo prenderebbe il controllo dei Mossos, ma avrebbe anche il potere di ordinare la detenzione per un periodo di dieci giorni di tutti coloro che potrebbero alterare in modo ragionevole l'ordine semplicemente informando il giudice. Lo stato di eccezione consentirebbe anche la chiusura delle pubblicazioni.

"Inammissibile" e "inaccettabile" 
Il governo di Rajoy ha definito "inammissibile" e "inaccettabile" la dichiarazione di indipendenza in forma "implicita" e la sospensione da parte di Puigdemont per cercare di aprire uno varco al dialogo che possa concludersi con l'accettazione da parte dello Stato della secessione della Catalogna. Per l'esecutivo, quello che è successo ieri in Parlamento è solo un nuovo stratagemma della Generalitat poiché l'offerta di dialogo mantiene come ultima condizione l'indipendenza e non implica affatto il ritorno al quadro costituzionale.Il ministro della Giustizia Rafael Catalá ha affermato che il governo non può convalidare "nessuna dichiarazione di indipendenza». Dalla Moncloa, fonti dell'esecutivo hanno spiegato che non poteva essere accettata come valida nessuna delle dichiarazioni fatte dal presidente nella sessione parlamentare. In breve, nega la legge del referendum in quanto è stata sospesa dalla Corte costituzionale e definisce la consultazione "fraudolenta e illegale». Per il governo centrale è chiaro che in nessun caso può essere dato per scontato, come ha fatto il presidente della Generalitat ieri, che i catalani abbiano detto che vogliono la secessione della Spagna. Insomma, la Moncloa ha dichiarato ieri sera che "non è permesso fare una dichiarazione implicita di indipendenza", come diceva Puigdemont e immediatamente "metterla in pausa".