20 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Decreto dignità

Boeri all'attacco: Di Maio sapeva, ecco le prove

Il ministero del Lavoro "già aveva messo in conto una riduzione dell’occupazione a tempo determinato per effetto del decreto"

Il presidente dell'Inps Tito Boeri
Il presidente dell'Inps Tito Boeri Foto: Giuseppe Lami ANSA

ROMA - Di Maio sapeva. Il presidente dell'Inps Tito Boeri ne è convinto. «Dalla formulazione della richiesta si evince che il ministero del Lavoro già aveva messo in conto una riduzione dell’occupazione a tempo determinato per effetto del decreto». Questo è quanto ha detto Boeri ricostruendo, con tanto di scambio di mail fra l’Inps e il ministero del Lavoro, la vicenda della stima degli 8mila posti di lavoro in meno che ha prodotto un duro braccio di ferro con il governo nei giorni scorsi. Boeri ha fornito ai parlamentari la richiesta scritta pervenuta all’Inps dal ministero che recita: «In particolare, occorre stimare la platea dei lavoratori coinvolti al fine di quantificare il minore gettito contributivo derivante dalla contrazione del lavoro a tempo determinato nonché il maggiore gettito derivante dall’aumento del contributo addizionale previsto dall’art.2, c. 28, della legge 92/2012».

"Non giuro fedeltà al governo"
Boeri ha fatto sapere che non è "affatto" disposto ad accettare l’idea che chi ricopre l’incarico di presidente dell’Inps "debba in tutto e per tutto sposare le tesi del governo in carica». Nel corso di un’audizione sul dl dignità alla Camera, ha precisato che l’esecutivo che lo ha nominato "non mi ha mai chiesto di giurare fedeltà al suo programma, né io avrei mai accettato di farlo. Chiedo lo stesso rispetto istituzionale a questo esecutivo, non tanto per me stesso, quanto per la carica che ricopro».

No allo schieramento politico
L’Inps, ha proseguito Boeri, ha 120 anni di storia alle spalle, è un’istituzione che ha contribuito a tenere insieme il paese in anni molto difficili. Obbligare il suo presidente a schierarsi politicamente ("cosa oggi richiesta paradossalmente proprio da chi mi ha spesso rinfacciato di politicizzare l’istituto) significa rendere l’istituzione che ho il grande onore di presiedere una istituzione che promuove il conflitto anziché la coesione sociale e svilire le grandi competenze che ha al suo interno. Non sono perciò in nessun modo disposto ad accettare che questo avvenga» ha concluso.