23 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Banche

La Bce all'assalto delle banche del territorio? Attenzione alla nuova mossa di Draghi sui crediti deteriorati

La crisi indotta del settore finanziario nella fase più acuta: tutto finisce sul mercato, all'asta. Il caso italiano

BRUXELLES - La crisi provocata dal settore finanziario comincia, a dieci anni di distanza dalla sua origine, ad essere più chiara. Il tonfo della grande finanza, uscita indenne, altro non è stato che un processo per distruggere il settore creditizio medio-piccolo. Un processo nato, probabilmente, per ragioni endogene, ma che oggi sta trovando la sua piena espressione nelle nuove regole emanate dalla Bce di Mario Draghi, in materia di NPL (Not performing Loans). Le metastasi del tumore si vedono ogni giorno sulle pagine dei quotidiani: decine, centinaia di annunci di immobili in vendita a prezzi stracciati. Ville, appartamenti, terreni, cascine: le aste giudiziarie sono diventate terreno di caccia per chi vuole fare un buon affare. Ovunque sono nate agenzie specializzate nelle aste giudiziarie e interi studi di avvocati, civilisti, stanno offrendo servizi solo in tal senso. La loro densità sul territorio rappresenta l’indicatore economico più genuino e trasparente della realtà: a Torino ad esempio, in alcune zone della città, la presenza massiccia di immobili venduti all’asta ha fatto crollare i prezzi del 70-80 per cento rispetto i valori iniziali. Gli alloggi si possono acquistare, se modesti, con meno di diecimila euro, mentre quelli di lusso, che un tempo valevano anche mezzo milione di euro, oggi si prendono con poco più di centomila euro. Ma è un processo in corso in tutta Italia, evidentemente. Con particolare incidenza laddove la crisi del settore industriale sta colpendo ancora pesantemente. E’ un fenomeno dilagante, che tenderà ad acuirsi. Perché gli immobili, gettati dalle banche sul mercato delle aste giudiziarie, sono l’ultimo tentativo di copertura dei cosiddetti Not Performing Loans, un inglesismo che si traduce nell’alleggerente «crediti deteriorati»: ovvero i prestiti concessi dalle banche a imprese e famiglie e mai più recuperati.

Dati preoccupanti per l’Italia
In linea teorica l’intero settore bancario europeo potrebbe subire la sorte toccata a Monte Paschi Siena. La banca senese, salvata per il rotto della cuffia dallo Stato, come noto è finita sul lastrico per la concessione di prestiti mai più restituiti – miliardi di euro – nonché per una pericolosissima attività specultativa sul mercato secondario dei derivati. La Banca centrale europea ha in questi giorni prodotto uno studio, e gli esiti sono molto preoccupati: gli ispettori dell’istituto di Francoforte hanno rintracciato nel 2017 carenze di capitali e calcoli errati per un valore superiore a 10 miliardi di euro. Lo ha comunicato la BCE nel rapporto annuale. Il documento evidenzia come l’Italia sia uno dei Paesi con i maggiori livelli di incidenza di crediti deteriorati in seno alle banche, anche se risulta uno degli Stati dove questa voce è maggiormente diminuita. Osservando l’ammontare assoluto di NPL, il nostro paese risulta invece primo con 196 miliardi di euro, seguita da Francia (138 miliardi), Spagna (112 miliardi) e Grecia (106 miliardi). Da notare che la Grecia, nonostante la cura da cavallo che ha distrutto la società, non sta riscontrando alcun progresso significativo: segnale evidente che la politica di austerità acuisce la crisi. Cose note, ovviamente volute,.

Assalto alle banche del territorio
Ma quali sono gli istituti che hanno maggiore difficoltà in questo momento? Senza dubbio coloro che verranno travolti dai piani di rientro dei crediti deteriorati sono gli istituti legati al territorio. L’operazione che si intravede sullo sfondo è la distruzione completa della finanza legata al mondo cooperativo, cattolico, in generale di piccole medie dimensioni. La Bce di Mario Draghi ha annunciato le nuove disposizioni inerenti il recupero dei crediti deteriorati: misure che di fatto azzererebbero quasi completamente il settore bancario italiano. La svalutazione, per la Bce, potrà iniziare, per gli Npl garantiti, solo dal terzo anno per un valore pari al 40% del credito, che crescerà al 55% dopo quattro anni di anzianità, al 70% dopo cinque, all'85% al sesto anno e del residuo 15% nel settimo anno. I grandi gruppi bancari quindi, sicuramente non italiani, acquisteranno a prezzo stracciato i crediti deteriorati del settore bancario medio piccolo, di fatto mettendo le mani sulle banche stesse. La sorte per quasi tutti i gruppi bancari che non siano Intesa o Unicredit – per altro quest’ultima non è nemmeno più una banca italiana, e anche la prima è sul viale del tramonto – è essere accorpati, nella migliore delle ipotesi, a maxi gruppi bancari mondiali.

M5s in Europa sulle barricate
Nel corso di un'audizione al Parlamento Europeo, il Presidente del Consiglio della vigilanza unica Bce, Daniele Nouy, rispondendo alle domande dell'eurodeputato del Movimento 5 Stelle Marco Valli, ha confermato che non è stato condotto alcuno studio d'impatto prima dell'adozione delle nuove disposizioni sugli Npl. "È davvero inconcepibile come un cambiamento così invasivo sulla gestione del credito possa essere adottato senza valutare prima le eventuali ripercussioni negative sui prestiti e sull'economia reale. L'Addendum potrebbe incidere sulla stabilità stessa dei singoli Istituti e sulla tenuta del nostro sistema bancario accelerando le scalate bancarie da parte dei grandi gruppi stranieri. Ma di questo non si è voluto minimamente tener conto", commenta Marco Valli. "È davvero stupefacente che, mentre si intensifica l'azione della vigilanza contro gli Npl, il problema dell'esposizione in titoli di livello 2 e livello 3 continui a non figurare tra le priorità di supervisione per il 2018. La vigilanza bancaria europea sta sbagliando rotta", conclude l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle.

Arriva anche la finanza islamica
Sullo sfondo, avanza il gigante dei giganti: la finanza islamica, di cui parlammo su queste pagine già tempo addietro in un’inchiesta che fece discutere. Dotata di risorse illimitate, avanza nel nostro paese sull’onda dello stravagante aggettivo «etica»