24 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Fisco

Caos TARI, ecco come è stata «gonfiata» la tassa sui rifiuti e cosa possono fare i cittadini

Pare che negli ultimi cinque anni diversi Comuni dello Stivale abbiano gonfiato per errore le tasse sui rifiuti costringendoci a pagare molto più del dovuto

In molti Comuni italiani sono stati fatti degli errori sul calcolo della TARI
In molti Comuni italiani sono stati fatti degli errori sul calcolo della TARI Foto: ANSA

ROMA – Caos Tari. La notizia sta facendo il giro del web e infuriare i cittadini italiani. Pare che negli ultimi cinque anni diversi Comuni dello Stivale abbiano gonfiato per errore le tasse sui rifiuti costringendoci a pagare molto più del dovuto. In alcuni casi perfino il doppio di quanto previsto. L'errore in questione sarebbe dovuto al computo sbagliato della quota variabile del tributo, che avrebbe fatto lievitare a dismisura il prelievo ai danni delle finanze delle famiglie italiane. Ad ammettere la grave irregolarità è stato il sottosegretario all'Economia del governo Gentiloni, Pier Carlo Baretta in persona, che è intervenuto sulla questione nel corso di un question time a Montecitorio. Ma a scoperchiare il vaso di Pandora è stata l'interrogazione parlamentare rivolta all'inquilino del Mef dal deputato pentastellato Giuseppe L'Abbate.

Che tipo di errore è stato commesso
Da almeno cinque anni a questa parte diversi Comuni italiani avrebbero gonfiato a dismisura le tasse sui rifiuti. La Tari (introdotta dal governo Renzi nel 2014) si calcola sommando il computo di una quota fissa e una quota variabile. La prima dipende dalle dimensioni della casa ed è per questo proporzionata ai metri quadrati dell'abitazione. La seconda, invece, dipende dal numero di persone che costituiscono il nucleo familiare. Molti Comuni, però, invece di considerare nel calcolo complessivo la parte variabile un un'unica volta – come sarebbe stato giusto fare, perché i componenti della famiglia evidentemente sono sempre gli stessi - l'avrebbero applicata più volte in base alle pertinenze dell'abitazione (garage, posti auto, cantine, soffitte). Ma le pertinenze non accrescono la quantità d'immondizia prodotta da una famiglia.

Cosa possono fare i contribuenti-vittime
Il risultato sono state bollette praticamente raddoppiate per diversi anni. E il grave errore sarebbe stato commesso, tra i tanti, anche dai Comuni di Milano, Genova, Ancona, Napoli, Catanzaro e Cagliari. Per citarne solo alcuni. Non sorprende, quindi, che i cittadini italiani siano sul piede di guerra. I contribuenti-vittime ora, dopo aver verificato attentamente la propria posizione nell'avviso di pagamento (la parte variabile deve essere presente solo per quanto riguarda l'abitazione e non le varie pertinenze, come spiegato poco sopra), dovrebbero chiedere il rimborso al proprio Comune oppure la compensazione sulle prossime bollette. Ci sono cinque anni di tempo dal versamento per presentare una domanda di rimborso, che il Comune dovrebbe effettuare entro 180 giorni dalla presentazione dell'istanza. In caso di silenzio-rifiuto da parte dell'Ente, il cittadino ha 60 giorni di tempo per presentare ricorso alla commissione tributaria provinciale territorialmente competente.