29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
Finanza globale

Banche ancora strapiene di titoli spazzatura: la bomba finanziaria è sempre innescata

I malefici Cdo, gli Abs, i mutui subprime cartolarizzati e gli altri prodotti della finanza creativa ammontano tutt'ora per cinque colossi bancari alla cifra di 549 miliardi di dollari

Janet Yellen e Mario Draghi
Janet Yellen e Mario Draghi Foto: ANSA

FRANCOFORTE - «Saccard aveva gettato uno sguardo esitante sulla grande borsa di pelle. Sapeva che, fatalmente, andavano a finire l’dentro i titoli dismessi, le azioni delle società fatte fallire, da cui i Piedi umidi ricavavano qualche guadagno, azioni da cinquecento franchi, che si contendevano fra loro a venti soldi, a dieci soldi, nella vaga speranza di un improbabile rialzo, o più realisticamente come una mercanzia infame, che cedono con profitto ai bancarottieri desiderosi di gonfiare il loro passivo. Nelle battaglie letali della finanza, La Mechàin era il corvo che seguiva gli eserciti in marcia; non si fondava una società né una grande azienda di credito, senza che apparisse lei, con la sua borsa, senza che fiutasse l’aria in attesa di cadaveri, anche nei momenti prosperi delle emissioni trionfanti: perché sapeva bene che la sconfitta era fatale, che sarebbe arrivato il giorno del massacro, quando ci sarebbero stati morti da mangiare e titoli dal raccogliere nel fango e nel sangue». Emile Zola, genio della letteratura naturalista, così descriveva nel 1891, centoventicinque anni fa, il funzionamento e il valore di quelli che oggi chiameremmo «titoli tossici»: lo faceva in un suo capolavoro meno noto, «Il denaro», affresco sul capitalismo, l’affarismo e la sua pulsione all’autodistruzione creativa. Uno scritto, quello di Zola, ripubblicato da Sellerio recentemente sull’onda della disgraziata crisi finanziaria che ha travolto l’economia mondiale da lunghi anni.

Cinque banche, mezzo trilione di euro
Dieci anni sono passati dallo scoppio della grande bolla e tutto sembra uguale non a quel tempo, ma al volgere del XIX secolo e alla storia, romanzata, di Zola. Per cinque grandi banche europee la crisi finanziaria è ancora ben viva, perché hanno ancora in pancia i cadaveri che la grande marcia speculativa ha lasciato sul campo tra il 1998 e il 2007: i malefici Cdo, gli Abs, i mutui subprime cartolarizzati e gli altri prodotti della finanza creativa ammontano tutt'ora per 5 colossi bancari alla cifra di 549 miliardi di dollari. In sé non un cifra in grado di far collassare il sistema, ma pur sempre una quantità di denaro spazzatura in grado di sterminare il risparmio di centinaia di migliaia di risparmiatori che nemmeno sanno di avere una relazione con quella massa. Le banche in questione che Moody's ha messo nel mirino, segnalandole in un report, sono: Royal Bank of Scotland e Barclays; dei due colossi svizzeri dell'investment banking Credit Suisse e Ubs e della tedesca Deutsche Bank.

La Legge di conservazione della massa di Lavoisier
Barclays ha sofferenze pari a 303 miliardi di euro, ben il 20% del suo attivo di bilancio. Rbs si ferma a quota 133 miliardi. In terza e quarta posizione Ubs e Credit Suisse con un ammontare di 57 e 56 miliardi di dollari. Ultima Deutsche Bank che ha nettamente «migliorato» la sua esposizione grazie a massicce vendite e ha un residuo di 5,8 miliardi. Tutto ciò ha un solo significato, direttamente riconducibile ad un noto principio della fisica (Legge di conservazione della massa di Lavoisier): «Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma.» Un discreto studente di prima media dovrebbe già conoscerlo, ma evidentemente i finanzieri che dominano l’economia casinò pensavano di superarlo.  Eppure, esso vale anche con la carta straccia dei titoli tossici, che seppur svalutati e disossati dalla legione di mangia carogne di cui scriveva Zola, permangono sul mercato come un virus che non si riesce a debellare. Ci sarà sempre qualche specultatore disperato, o criminale, disposto a prendersene un parte nel tentativo di piazzarlo a qualche ignaro ed ingenuo piccolo investitore.