18 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Immigrati e impresa

Imprese, in crescita l'imprenditoria di immigrati (mentre le imprese italiche chiudono)

L'imprenditoria straniera in Italia cresce sempre di più, mentre le imprese italiane tendono a contrarsi: tra il 2011 e il 2015 le imprese italiane hanno subito una contrazione del 2,9%, mentre quelle straniere sono aumentate del 21,3%

Attività gestita da cinesi nel cuore di Roma
Attività gestita da cinesi nel cuore di Roma Foto: ANSA/CLAUDIO PERI ANSA

ROMA - Da tempo, in Italia, l'imprenditoria straniera costituisce una quota significativa dell'offerta imprenditoriale e una componente rilevante della demografia industriale. Lo rivela uno studio condotto dalla direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo dedicato alla imprenditoria straniera. Negli anni recenti e soprattutto durante la grande recessione il fenomeno si è ulteriormente rafforzato, spiega lo studio: a fine 2015 la quota delle imprese condotte da imprenditori immigrati aveva raggiunto il 9,1% del totale.

Intanto le imprese italiane subiscono una contrazione
Una tendenza confermata se si guarda alla natalità delle imprese: negli anni recenti (2011-15), infatti, una riduzione complessiva dello 0,9% delle imprese presenti è la sintesi di una contrazione del 2,9% delle imprese italiane e di un aumento del 21,3% delle imprese fondate da migranti. L'impresa individuale è la forma giuridica che raccoglie circa l'80% delle imprese straniere. Nel periodo 2011-2015 è stata confermata la prevalenza di questa forma giuridica, a cui è risultato associato un tasso di crescita positivo ed elevato (+19,9%), anche se inferiore alla media. L'elemento di novità è, però, rappresentato dalla diffusione delle forme più complesse come le società di capitale e le altre forme giuridiche (consorzio, cooperativa, società consortile): le prime aumentano del 44,2% e le seconde del 31,6%.

Microimprese
Le imprese straniere tendano a concentrarsi nel segmento delle microimprese. Nonostante ciò, le dimensioni medie delle imprese straniere risultano nettamente inferiori a quelle delle imprese italiane: queste ultime realizzano un fatturato superiore di oltre il 60% a quello delle prime. Invece le imprese italiane appaiono significativamente inferiori, sempre in termini di fatturato, rispetto alle imprese caratterizzate da ibridismo multiculturale, vale a dire quelle in cui è presente almeno un amministratore proveniente da un paese non industrializzato.

Più grandi di quelle italiane
Queste risultano più grandi del 44% rispetto alle imprese italiane. È degno di nota il fatto che, mediamente, il volume di affari per le imprese ibride risulta più che doppio di quello relativo alle altre imprese straniere: oltre 2 milioni di euro per le prime a fronte di meno di 1 milione di euro per le seconde. Le imprese gestite da imprenditori immigrati segnalavano una capacità di reazione alla recessione (in termini di minore riduzione del fatturato) superiore alle imprese autoctone: le imprese straniere segnalano valori superiori alle imprese italiane in riferimento a tutti gli indicatori di crescita tra il 2012 e il 2015: +17,7% contro il +10,1% per quanto riguarda le vendite, +26,6% contro +14,2% in relazione all'occupazione e +37% contro +19,5% per quanto riguarda il totale attivo. Le imprese ibride presentano performance di carattere intermedio: inferiori a quelle delle imprese amministrate da un board di soli immigrati, ma superiori a quelle italiane.

In Lombardia vola la ristorazione straniera
Crescono le imprese della ristorazione straniera in Lombardia: nel 2016 sono circa 6 mila tra ristoranti e asporto, +7,4% rispetto al 2015 e +50,7% rispetto al 2011 contro una crescita delle imprese di titolari italiani del +2,1% in un anno e +8% in cinque. Emerge da un'elaborazione della Camera di commercio di Milano. Il peso dei ristoranti stranieri sul settore cresce, erano il 22% nel 2011, sono il 28,5% nel 2016. Quasi la metà (2.886 imprese) degli stranieri che fanno ristorazione in regione sono a Milano dove pesano ormai per il 39% sul settore. Vengono poi Brescia con 690 attività, Bergamo con 465 e Monza e Brianza con 410. Dal 2015 crescono soprattutto Sondrio, +36,8%, e Mantova, +18,2%. Quanto alla nazionalità, sono gli egiziani i primi nella ristorazione straniera, pesano il 40% di tutti i ristoratori stranieri a Milano e in Lombardia e il 19% in Italia, seguiti dai cinesi. Terzi a Milano e in Lombardia sono i ristoratori nati in Turchia, in Italia i pakistani. In Italia sono oltre 21 mila le imprese di ristorazione di proprietà di stranieri. E crescono del 7,2% in un anno e del 44,7% in cinque. Milano con 2.886 attività concentra la percentuale maggiore di ristoranti stranieri in Italia (13,7%), seguita da Roma con 2.218 imprese (10,6%), Torino (1.184, 5,6%), Brescia (690, 3,3%) e Bologna (642, 3,1%). Sopra il 30% anche Prato (31,3%) e Monza (30,6%). In un anno crescono soprattutto Sondrio (+36,8%), Catania (+23,7%) e Rieti (+19%), in cinque anni Rieti (+92,3%), La Spezia (+81,3%) e Pisa (+74,4%).