28 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Domani Ecoreati in quarta lettura al Senato

L'Italia adotta la direttiva Ue sugli idrocarburi

Il Consiglio dei ministri ha recepito la direttiva europea (2013/30/Ue) che armonizza le norme dei vari Stati membri per ridurre, per quanto possibile, il verificarsi di incidenti gravi legati alle operazioni in mare nel settore petrolifero e di limitarne le conseguenze

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha recepito la direttiva europea sugli idrocarburi (2013/30/Ue), prima della data ultima fissata per il 19 luglio 2015. La notizia è stata data su Twitter dal presidente dei senatori Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani, che nei giorni scorsi aveva chiesto un impegno al governo in tal senso. Schifani aveva sottolineato che per quanto riguarda le estrazioni petrolifere «il nostro Paese vive una grande contraddizione. Infatti, se da un lato con il decreto Sblocca Italia è stata prevista una maggiore libertà nell'ambito della prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e stoccaggio sotterraneo di gas naturale, attraverso l'introduzione di un titolo concessorio unico in luogo del permesso di ricerca e concessione di coltivazione, dall'altro non si è provveduto a recepire nel nostro ordinamento quelle norme di tutela e sicurezza ambientale approvate in Europa attraverso la direttiva dell'Unione europea del 2013».

RIDURRE INCIDENTI GRAVI - La direttiva comunitaria sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi era stata varata dopo l'incidente del 2010 alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, nel Golfo del Messico, dove erano morte 11 persone ed era stata sversata una grandissima quantità di petrolio nell'oceano. Alla luce di quanto accaduto negli Usa, l'Ue aveva voluto rivedere armonizzare le norme dei vari Stati membri per ridurre, per quanto possibile, il verificarsi di incidenti gravi legati alle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e di limitarne le conseguenze. La direttiva inoltre si è posta l'obiettivo di aumentare la protezione dell’ambiente marino e delle economie costiere dall’inquinamento, di fissare le condizioni minime di sicurezza per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi in mare, di limitare le possibili interruzioni della produzione energetica interna dell’Unione, e di migliorare i meccanismi di risposta in caso di incidente.

LE RESPONSABILITA' DELL'OPERATORE - L'Ue aveva posto grande enfasi sulle responsabilità dell’operatore e sulle garanzie che deve fornire. Prima di poter rilasciare l’autorizzazione alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, lo Stato membro deve verificare che il richiedente abbia la capacità finanziaria necessaria per garantire in maniera costante operazioni sicure ed efficaci in tutte le condizioni prevedibili, fornendo al contempo prove adeguate sulla capacità di adottare le misure idonee a coprire le responsabilità derivanti da incidenti gravi. L'operatore poi deve adottare tutte le misure in grado di ridurre il rischio di incidente grave fino a raggiungere un livello minimo ragionevole, oltre il quale il costo di un’ulteriore riduzione del rischio sarebbe assolutamente sproporzionato rispetto ai vantaggi derivanti da tale riduzione.

DOMANI ECOREATI AL SENATO - Il recepimento della direttiva comunitaria è arrivato il giorno prima dell'approdo in Senato del disegno di legge sugli ecoreati. L'Aula potrebbe approvarlo senza modifiche, consentendo quindi alle compagnie petrolifere di utilizzare l'airgun, la controversa tecnica di ricerca degli idrocarburi in mare che era stata proibita nella versione precedente del ddl. A tale proposito il Movimento 5 stelle ha raccolto l'appello lanciato da Legambiente e Libera ai senatori del M5s e di Sel affinché «licenzino così com'è, senza cambiare neanche una virgola» il ddl. Luigi Di Maio (M5s) ha chiarito la posizione del suo partito: «Vogliamo che sia approvato senza modifiche subito, da un'ampia maggioranza. Ogni aggiustamento, anche sacrosanto, come quello che riteniamo necessario sull'airgun, potrà trovare spazio in un'altra, successiva iniziativa».