19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Il progetto

Anche l'ospedale biellese ha la stanza del silenzio

Ieri l'inaugurazione. Collaborazione tra Asl e Diocesi. Guido Dotti, delegato del Vescovo: «Ciascuno di noi ha dentro di sé un centro di quiete»

BIELLA - Da ieri l'ospedale ha la sua stanza del silenzio. È stato inaugurato ieri mattina uno spazio interreligioso - nel tetto giardino lato ovest - nel quale chi lo desidera d’ora in avanti potrà fermarsi e sostare in silenzio. Un luogo aperto a tutti, destinato a chi crede e a chi no, a chi semplicemente vuole cercare un po’ di pace, a chi con quel silenzio prova a dare un senso agli eventi dolorosi che possono imbattere nella vita di ciascuno. Un obiettivo raggiunto grazie alla collaborazione tra l’Azienda sanitaria locale, la Comunità di Bose e la Commissione Ecumenismo e Dialogo della Diocesi di Biella. L’allestimento della sala, semplice ed essenziale, è il frutto di questa sinergia e ha visto impegnati concretamente Lucia Giorgio, scenografa, e gli architetti Carlo Ballero e Michele Badino. Al progetto ha partecipato anche il Liceo Classico Linguistico Artistico «I.I.S. Giuseppe & Quintino Sella» che sarà coinvolto più direttamente nella cura della catalogazione dei libri della piccola biblioteca presente all’interno della stanza.

Il progetto

Una stanza del silenzio che è il risultato di un percorso intrapreso nel 2010 sulla scorta di un più ampio progetto regionale. Sei anni fa era, infatti, stato già approvato un protocollo d’intesa tra l’Asl Bi e i rappresentanti delle religioni non cattoliche affinché ogni paziente durante il ricovero, qualora ne sentisse la necessità, potesse contare sulla presenza di un rappresentante della propria confessione. L’apertura della stanza del silenzio rappresenta una ulteriore evoluzione, inaugurando di fatto uno spazio neutro che ha nell’accoglienza di tutti il suo fondamento essenziale.

Il direttore

«L’inaugurazione di una stanza del silenzio - ha detto il direttore generale dell’Asl di Biella Gianni Bonelli - non costituisce solo un obiettivo da realizzare nell’ambito dei progetti di umanizzazione. È molto di più. È un segno tangibile di rispetto, libertà e tolleranza. Soprattutto è una dimostrazione di ciò che vogliamo essere per la comunità. Un ospedale «aperto», proteso al confronto e alla crescita».

Il delegato del Vescovo

«Ciascuno di noi - sottolinea Guido Dotti, delegato del vescovo per la Commissione Ecumenismo e dialogo - ha dentro di sé un centro di quiete avvolto dal silenzio. Questo ospedale, dedicato alla cura delle persone, doveva avere una stanza dedicata al silenzio, in senso esteriore, e alla quiete in senso interiore. L’obiettivo è stato quello di creare in questa piccola stanza un luogo le cui porte possano essere aperte agli spazi infiniti del pensiero e della preghiera. Qui si incontreranno - come pazienti, familiari, personale ospedaliero - uomini e donne di fedi diverse e per questa ragione non si poteva usare nessuno dei simboli cui siamo abituati nella nostra meditazione: non v’è nulla che distragga la nostra attenzione o irrompa nella nostra quiete interiore. Quando il nostro sguardo si muove tra queste quattro pareti, ci si apre all’armonia, alla libertà, all’equilibrio dello spazio. Un antico detto ricorda che il senso di un recipiente non sta nel guscio ma nel vuoto. È per quanti vengono qui per riempire il vuoto con ciò che trovano nel proprio centro di quiete».