29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Mercati

A tutta birra: le «bionde» biellesi conquistano Italia ed estero

Dalla blasonata Menabrea ai microbirrifici, il successo delle birre locali segue il trend nazionale, che vede esportazioni quadruplicate e produzioni artigianali in crescita.

BIELLA – Cresce la birra made in Biella, da Menabrea ai birrifici artigianali, la produzione locale va di pari passo il successo della «bionda» italiana sul mercato interno e all’estero. Secondo l’ultimo rapporto di Coldiretti l’export di settore vale 183 milioni di euro e negli ultimi dieci anni è quadruplicato raggiungendo crescite record: +49% in Germania e Olanda, +10% in Gran Bretagna, per non parlare del Belgio, che ama talmente le italiane da berne dieci volte di più rispetto al passato. Questo il quadro nazionale, in cui Biella si infila con un doppio incastro: mentre Menabrea consolida il suo successo con esportazioni in 31 paesi nel mondo, i microbirrifici incrementano la produzione e si ritagliano nuovi spazi.

Parlano gli imprenditori biellesi della birra
«Con il 2016 festeggiamo 170 anni di successi ed attività, grandi soddisfazioni ci arrivano dalla gamma 'La 150°' Bionda, Ambrata e Strong, dalla linea Top Restaurant, specificatamente studiata per l’Alta Ristorazione, e dalla Menabrea Christmas Beer, in distribuzione solo in prossimità del periodo natalizio – conferma l’Ad di Menabrea Franco Thedy - inoltre quest’anno abbiamo rafforzato la nostra identità aziendale con un’unica e riconoscibile etichetta in ogni parte del mondo. Recentemente abbiamo messo in produzione una nuova Strong, con una gradazione alc. 8% vol., e la nuova Top Restaurant Menabrea Weiss, prodotta in Germania».

Il quadro generale
Intanto a livello nazionale i birrifici artigianali passano dai poco più di 30 di dieci anni fa a circa un migliaio con significativi incrementi di vendita. È il caso del Birrificio Un Terzo di Candelo partito nel 2009 letteralmente in casa, che in queste settimane si sta trasferendo in una nuova sede: «Ci spostiamo a Pralungo perché lo spazio non ci basta più, quest’anno contiamo di arrivare ad una produzione 600 ht – spiega il titolare Enrico Terzo – ci dedichiamo solo all’alta fermentazione, soprattutto in stile belga ed americano. Inoltre proponiamo anche alcune cicche, come la birra alla frutta, la cosiddetta Italian Grape Ale, nel nostro caso prodotta con uva del territorio della zona di Viverone». E la filiera corta, manco a dirlo, mette lo zampino pure qui: se Un Terzo usa in massima parte materie prime biellesi, l’acqua nostrana gioca un ruolo di primo piano per la produzione della Birra Elvo, di Graglia: «Siamo entrati nella top-trenta dei birrifici segnalati e premiati con la 'chiocciolina' di Slow Food nella 'Guida alle Birre d’Italia' anche grazie alle proprietà uniche della nostra acqua – spiegano i titolari Josif e Raoul Vezzoli – produciamo solo birre non pastorizzate a bassa fermentazione, principalmente in stile tedesco. Le richieste aumentano e contiamo di passare dai circa 400 ht di produzione attuale a circa 1800 nei prossimi tre anni».

Dove va la birra biellese
Menabrea, come detto, finisce sulle tavole di 31 paesi, in primis Inghilterra, Australia, Nord Europa e Stati Uniti, soprattutto con la classica «bionda», per le birre artigianali, invece, l’export è ancora fuori portata, ma cresce il mercato interno: Un Terzo si spinge in Liguria, nelle Marche, in Sicilia, mentre Birra Elvo, forte del tam-tam di Slow Food porta le sue Pils in giro per l’Italia. D’altro canto, anche i numeri parlano chiaro, il margine di crescita c’è ancora: attualmente sull’italico suolo il consumo pro capite annuo di birra è 29 litri, bazecole se confrontate ai consumi di Repubblica Ceca (144 litri), Austria (107,8) Germania (105).