28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
Biella | Via Italia

Farmacia Servo... Ieri, oggi e domani in via Italia

Aperta nel 1903, come servizio dell'ospedale. Uno dei titolari: «Tutto è cambiato da allora...Noi? Resteremo sempre qui»

BIELLA - L'atmosfera è la stessa di un secolo fa, o quasi. Merito soprattutto degli arredi di pregio che, da qualche tempo, sono pure sotto la tutela della Sovrintendenza della Belle Arti di Torino. Si tratta di mobili, banconi e armadi di oltre un secolo fa, in legno massiccio, ancora di quando il nome sull'insegna era «Farmacia dell'ospedale» e si trovava più o meno negli spazi della gioielleria «Ocx». «In realtà però tutto è cambiato. Anche se va detto che per decenni il nostro lavoro è rimasto identico a quello originario e soggetto a cambiamenti molto lenti. Poi nel giro di qualche anno, le novità sono state travolgenti. Che poi siano state così positive, è da vedere...». Parola di Paolo Servo, titolare insieme al fratello Andrea dell'omonima farmacia in via Italia, al civico 11. Oggi una farmacia è altro rispetto al «secolo breve». Molto altro, soprattutto rispetto al luogo misterioso e affascinante di quando si girava per le zone del centro e per via Umberto, oggi via Italia, in carrozza o con il cappello. Non a caso si vendono (anche) prodotti di bellezza o cibi dietetici, insieme a medicine e farmaci. Il clima al di qua e al di là del bancone è però quello di sempre: un'austerità che fa rima con serietà, come giusto sia un luogo che rappresenta un presidio sanitario, forse il primo dove ci si rivolge quando non si sta bene.

IL RACCONTO - «L'attività venne aperta nel 1903, direttamente collegata all'ospedale - spiega ancora il farmacista, 62 anni – Ospedale che non era dotato, come lo è poi diventato in epoca moderna, di ogni attrezzatura e di tutti i medicinali necessari. Bisogna inoltre tener presente che c'è stato un tempo in cui lavorare in farmacia, fare il farmacista, significava lavorare in laboratorio e preparare tutto quanto poi veniva venduto. Questo è avvenuto per decenni, diversi decenni. Ancora quando ho iniziato io, subito dopo la laurea, negli anni Settanta, una parte notevole del nostro lavoro consisteva in questa complessa e affascinante attività di preparazione: pomate, soluzioni varie e tanto altro... Con gli anni questi lavori si sono ridotti fino a rappresentare, oggi, un aspetto marginale. Non a caso mio padre Massimo cominciò a lavorare con una laurea in Chimica e Farmacia, rilevando poi dal titolare Alberto Gamalero, alla fine degli anni Cinquanta, l'attività».

VIA ITALIA - «Una volta il centro della città era invaso dalle persone residenti nelle valli - aggiunge Paolo Servo, 62 anni, sposato, con due figli -. Persone che arrivavano a Biella dai tanti paesini della provincia per andare al mercato, all'ospedale, in banca e per sbrigare commissioni varie... E ovviamente in via Italia c'era più movimento. Non dico nulla di nuovo... Chiusura al traffico delle auto? Ci sta. Rivedrei però i divieti per alcune zone limitrofe e penso a via Gramsci, oggi molto poco frequentata seppur attaccata a via Italia. Ospedale vecchio? Per dimensioni e per numero di persone che ci gravitano rappresentava una città, quindi è evidente che il suo spostamento abbia comportato forse un minor afflusso di gente in via Italia, anche se non così drastico come qualcuno temeva».

IL LAVORO - «La cultura del benessere, la cultura del corpo e della buona forma fisica una volta non esistevano. Così come le cure omeopatiche, che pur non rappresentando come in Francia una fetta importante del mercato, sono in crescita anche da noi – spiega Paolo Servo -. E ovviamente ci siamo dovuti adeguare. Negli anni è maturata anche una maggiore sensibilità alla prevenzione, forse parallelamente ad Internet che dà molte possibilità di raccogliere informazioni, certo con il pericolo di inventarsi cure e diagnosi. Ma le persone, mediamente, sono più informate di una volta. Un tempo in farmacia si entrava solo quando si stava male, spesso prima ancora di andare dal medico. Il computer ha rivoluzionato il nostro lavoro, rendendolo meno burocratico e più veloce. A modificare ulteriormente il quadro ci sono state le ultime riforme legislative: dalle liberalizzazioni degli orari alla nascita delle parafarmacie... Meglio? Peggio? Difficile dirlo, forse è andato un po' perso il senso originario del nostro mestiere».
«Quando ho concluso gli studi, un giovane laureato in farmacia trovava subito lavoro – conclude Paolo Servo -. Se aveva voglia di fare, anche prima di concludere gli studi. Si entrava quindi in un mondo affascinante e che dava un lavoro vero, altamente qualificato e adeguatamente retribuito, o almeno con garanzie serie. Oggi certamente è tutto più difficile. Futuro? Per affetto e per tradizione qui siamo nati e abbiamo lavorato per decenni, quindi qui resteremo».