19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Sicurezza e turismo

Bielmonte, la verità del presidente

Parla Ramella Pralungo, della Provincia: «Gestita l'emergenza, pronti per i paravalanghe e nel passato Anas doveva fare di più». Nel 2006 grande occasione sprecata?

BIELLA. E' una furia Emanuele Ramella Pralungo. Vive il suo mandato di presidente provinciale con la stessa determinazione degli ultimi soldati giapponesi, durante la seconda guerra mondiale, cioè, con l'abnegazione di chi deve far fronte ad un avversario già vincitore, cui però non ci si vuole arrendere. In questo caso a vincere sono la mancanza di soldi e gli errori del passato in un territorio come il nostro massacrato dalla crisi economica. Due giganti contro cui nessun lottatore, anche il più coraggioso, può sperare davvero di vincere. Ma il sindaco di Occhieppo Superiore non è tipo che si lasci intimidire, appunto. E quindi contrattacca. Il tema in questione è la neve caduta a Bielmonte nello scorso fine settimana, che ha bloccato la più importante stazione sciistica del territorio, non senza polemiche, per un weekend che poteva essere da record di presenze. Motivo? Il pericolo di slavine, poi effettivamente cadute nella giornata di lunedì.

La difesa di quanto fatto. «Mica ho festeggiato, ovviamente, alla notizia della neve caduta sulla strada - dice Ramella, al telefono, mentre ordine una focaccia in qualche bar cittadino, tra chiamate su un altro cellulare ed il vociare di studenti sullo sfondo -. Però rivendico il lavoro svolto. Cioè: abbiamo accompagnato i turisti sciatori presenti nella stazione a valle, monitorato la situazione delle strade, deciso la chiusura e poi gestito lo sgombero della neve. Quindi riaperto la strada che porta all'impianto, da Trivero, nella giornata di martedì. Negli ultimi anni il commissario che governava l'ente, invece, chiudeva e buona notte ai suonatori. Mi pare ci sia una bella differenza».

Biellese prima che amministratore. «La stazione di Bielmonte chiusa mi fa male, non solo come presidente provinciale ma come cittadino biellese - aggiunge Ramella, alzando la voce -. Però invito ad una riflessione: la strada è di proprietà dell'ente provinciale da una quindicina d'anni; prima era dell'Anas che negli anni d'oro poteva e doveva realizzare i paravalanghe di cui oggi tanto si discute; perché da anni si conoscono i punti critici delle zone della valle Cervo e del Triverese. Il punto è che oggi nessuno ha quei soldi, tanto meno noi».

Quindi. Che fare? «Lavorare insieme affinché tra quattro anni non ci si debba ritrovare tutti impantanati in questa polemica. Come? Mettendo attorno ad un tavolo soggetti pubblici e soggetti privati, trovando le risorse minime che consentano di avviare i primi lavori - insiste l'amministratore, in un pausa pranzo che s'annuncia breve, tra impegni scolastici e istituzionali -. Perché anche i costi sono noti, cioè circa 4 milioni di euro. E i paravalanghe strettamente indispensabili sono quattro, due per versante. Nello spazio di un lustro si possono fare. Iniziamo a metterne uno. L'anno prossimo metteremo il secondo e così via. Soldi per realizzare tutto e subito non ne vedo, in giro».

L'ultima grande occasione. In questo senso va fatta una riflessione. Nel 2006 a Bielmonte fu realizzato un grande parcheggio coperto, grazie a fondi europei legati alle Olimpiadi invernali di Torino. La scelta fu condivisa da soggetti pubblici e privati. La struttura, che fu osteggiata da alcuni gruppi ambientalisti, serve ma solo se gli impianti sono aperti e funzionanti. Viceversa, resta vuota o quasi. A distanza di quasi dieci anni serve a poco polemizzare. Ma certo, con il senno di poi, ci si deve chiedere se quella scelta fu strategica o meno rispetto alle reali esigenze del sito sciistico.