29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
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«L'Italia criminalizza le vittime di tratta di esseri umani»

L'ONU: «La vostra politica che dà priorità alla sicurezza delle frontiere, senza attenzione al rispetto dei diritti umani, si rivela un modo inefficace e insostenibile». Sui CIE: «Prigioni per migranti irregolari con carenti condizioni sanitarie, ambiente duro e scarsa assistenza»

NEW YORK - Le leggi italiane sull'immigrazione rappresentano «un rischio reale di criminalizzazione delle vittime non identificate della tratta di esseri umani». E' una delle preoccupazioni espresse dalla relatrice speciale dell'Onu sulla tratta di esseri umani, Joy Ngozi Ezeilo, presentando oggi alla stampa le conclusioni preliminari della visita condotta nel Paese dal 12 settembre scorso.

LEGGI INADEGUATE CHE AGGRAVANO SITUAZIONE - Una politica che «dà priorità alla sicurezza delle frontiere, senza un'adeguata attenzione agli obblighi internazionali dell'Italia di rispetto dei diritti umani, si rivela un modo inefficace e insostenibile per contrastare questo orribile fenomeno della tratta delle persone, soprattutto di donne e bambini», ha sottolineato. Leggi particolarmente restrittive sull'immigrazione, ha aggiunto, hanno aggravato «la situazione delle vittime, costrette a pagare di più i loro trafficanti».

CIE CON CARENZE SANITARIE E ASSISTENZIALI - Ezeilo ha inoltre rilevato come i Centri di identificazione ed espulsione (Cie) presenti nel Paese siano «diventati delle prigioni per migranti irregolari le cui condizioni di detenzione sono rese più dure da carenti condizioni sanitarie, ambiente duro e scarsa assistenza».

COLLABORARE CON PAESI ORIGINE - Per contrastare il fenomeno ed evitare che le persone finiscano vittime dei trafficanti, l'Italia dovrebbe quindi rafforzare «rapporti di partenariato con i paesi di origine», siglando accordi bilaterali che prevedano scambi di informazioni, reciproca assistenza legale e di indagine e misure per affrontare le cause profonde del fenomeno.
«Prevenire e combattere tutte le forme di tratta degli esseri umani e proteggere le vittime è responsabilità del governo italiano», ha sottolineato la relatrice Onu, denunciando come al momento che al Paese manchi un «piano nazionale di azione», capace di coordinare le iniziative dei vari soggetti impegnati a contrastare lo sfruttamento di uomini, donne e bambini, e di rafforzare l'efficacia delle misure adottate.
A tal fine, l'Italia dovrebbe anche dotarsi di un sistema di raccolta delle informazioni statistiche sulla tratta, in cui siano disgregati i dati riguardanti sesso, età, nazionalità delle vittime e dei trafficanti, così come gli scopi della tratta, e dovrebbe rafforzare l'attuale sistema di identificazione delle persone finite nelle mani dei trafficanti, in particolare i minori.

MANCA CONSAPEVOLEZZA CAUSE PROFONDE - Una lotta efficiente alla tratta degli esseri umani non può però prescindere, ha evidenziato la relatrice Onu, dall'individuazione delle sue «cause profonde»: «Qui in Italia c'è bisogno di accrescere la consapevolezza di quanti rappresentano la domanda, soprattutto per servizi sessuali e sfruttamento di manodopera, sul fatto che chi fornisce questi servizi è vittima di uno sfruttamento degradante e disumano».
L'Italia è un Paese di transito e destinazione per le vittime di tratta provenienti soprattutto da Africa ed Europa orientale, ha ricordato Ezeilo. La forma più diffusa e contrastata di tratta degli esseri umani riguarda lo sfruttamento a fini sessuali, mentre viene prestata «meno attenzione» a quella a fini di sfruttamento lavorativo, presente in particolare «nel sud del Paese e nei settori agricolo ed edilizio, e risulta in crescita l'accattonaggio dei bambini, in particolare romeni».