19 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Esteri | Regno Unito

La Scozia potrà votare per l'indipendenza

Il Premier britannico David Cameron ha firmato a Edimburgo con il «First Minister» scozzese Alex Salmond l'accordo per lo svolgimento di un referendum sull'indipendenza della Scozia

EDIMBURGO - Il premier britannico David Cameron ha firmato a Edimburgo con il «First Minister» scozzese Alex Salmond l'accordo per lo svolgimento di un referendum sull'indipendenza della Scozia.
Secondo quanto annunciato dalla stampa britannica Salmond ha dovuto rinunciare a un secondo quesito più 'moderato' (relativo a una «massima devoluzione dei poteri») e dunque il referendum riguarderà solo la scelta fra effettiva indipendenza e status quo.

REFERENDUM ENTRO LA FINE DEL 2014 - L'accordo prevede la cessione da parte di Westminster al Parlamento scozzese del potere di convocare un referendum, ma per un tempo limitato: la «finestra di opportunità» si chiuderà alla fine del 2014, impedendo in tal modo a Salmond di rimandare sine die la consultazione in caso di sondaggi sfavorevoli. La questione è infatti spinosa: Salmond, paladino dell'indipendenza, da quando è stato eletto ha cominciato a rimandare, anche perché all'indipendenza vera e propria stando ai sondaggi, sarebbe favorevole solo un terzo degli scozzesi.
Per poter votare no occorrerà la maggiore età: per la prima volta in una elezione importante, la soglia sarà di 16 anni.

CAMERON: PRONTO A LOTTARE - Cameron si è dichiarato «pronto a lottare» contro l'indipendenza della regione semi-autonoma di 5,3 milioni di abitanti; anche il partito laburista, all'opposizione, è ostile alla separazione della Scozia.
Secondo uno studio dell'organizzazione Taxpayer Scotland, uno Stato scozzese indipendente potrebbe ritrovarsi con un debito di 270 miliardi di sterline (circa 300 miliardi di euro), pari a oltre il doppio del Pil annuale: anche considerando i 6,5 miliardi di euro provenienti dai ricavi petroliferi la Scozia spenderebbe attualmente circa 10 miliardi di euro più di quanto incassi. Conclusioni contestate dai nazionalisti, secondo i quali la Scozia sarebbe perfettamente in grado di sostenersi economicamente.
Da notare che da un punto di vista culturale e politico cambierebbe sostanzialmente poco: in base all'Act of Union del 1707 la Scozia ha sempre conservato i propri sistemi giuridici e di istruzione, nonché la religione presbiteriana; inoltre, come accade per altri Paesi del Commonwealth, il monarca britannico rimarrebbe comunque Capo dello Stato (e della Chiesa di Scozia).