18 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Il fumo e gli italiani

Aumentano i fumatori, soprattutto tra le donne

In crescita le vendite illegali di tabacco

ROMA - Cresce in Italia il numero dei fumatori, per la prima volta dopo sei anni. Se fino allo scorso anno, infatti, si assisteva ad un declino costante, seppur lieve, dei fumatori quest’anno si registra un aumento di 3,4 punti percentuali. In entrambi i sessi, ma più marcatamente in quello femminile. Aumento a cui corrisponde una diminuzione degli ex fumatori, passati dal 18,4 del 2008 al 14,6% del 2009. Non si registra, invece, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un incremento delle vendite di tabacco, che anzi sono calate nel 2008 dello 0,9%. Rimane stabile, infine, il numero medio di sigarette fumate quotidianamente: 14. E’ quanto rileva un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), condotta in collaborazione con la Doxa, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. I risultati, presentati oggi a Milano nel corso di una conferenza stampa organizzata dalle tre istituzioni, anticipano alcuni dei dati che saranno diffusi nel corso del Convegno Nazionale sul Fumo che si terrà il prossimo 29 maggio all’ISS.

«Il fatto che l’aumento dei fumatori e la stabilità dei consumi medi non corrispondano a quanto accade nel mercato dei tabacchi lavorati ci fa supporre che sia cambiata la strategia di acquisto dei prodotti di tabacco – afferma Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) –  I controlli della polizia doganale hanno registrato infatti una ripresa del contrabbando e dei traffici illeciti internazionali. A ciò si aggiungono il fenomeno della contraffazione delle sigarette, la scelta, come canale per la vendita di prodotti da fumo di contrabbando, della rete internet e la crescita delle vendite transfrontaliere. Basti pensare che un pacchetto da 20 di Marlboro che in Italia costa 4,30 euro, in Slovenia lo si paga 2,60 euro e in Romania appena 1,51 euro».

Attualmente fuma il 25,4% delle persone di 15 anni e più corrispondenti a circa 13 milioni di cittadini italiani (7,1 milioni di uomini e 5,9 milioni di donne), i non fumatori sono il 60% e gli ex fumatori il 14,6%, pari rispettivamente a 30,7 milioni di italiani e 7,5 milioni di italiani. La fascia d’età in cui si registra la prevalenza maggiore di fumatori è quella dei 25-44 anni, 32,1%, mentre per i giovani di 15-24 anni la percentuale di fumatori è della stessa entità di quella degli adulti di 45-64 anni, rispettivamente 29% e 29,3%.

L’aumento dei fumatori è dovuto in parte ad una diminuzione degli ex fumatori: ciò implica che coloro che negli anni passati avevano smesso di fumare oggi hanno ripreso la sigaretta, ossia hanno avuto una ricaduta. Complice forse la crisi economica, ma più probabilmente il fatto che il fumatore non è consapevole del grado di dipendenza dalla nicotina e pensa quindi di poter smettere quando vuole e da solo, tant’è che quasi la totalità degli ex fumatori ha dichiarato negli anni passati di aver smesso senza ricorrere ad alcuna forma di aiuto e anche coloro che fanno dei tentativi per smettere, senza successo, non cercano alcun tipo di supporto.

«E’ necessario quindi – va avanti Zuccaro - rivolgersi a dei professionisti che trattano la problematica del tabagismo e intraprendere dei percorsi di disassuefazione dal fumo grazie anche all’aiuto di specialisti che lavorano presso i centri antifumo dislocati su tutto il territorio nazionale».

Relativamente al numero di sigarette fumate al giorno si osserva che il consumo medio è rimasto pressoché costante, circa 14 sigarette/die. Questa incongruenza apparente con l’aumento dei fumatori è dovuta al fatto che essi, anche se in crescita in termini di numerosità, hanno diminuito il numero di sigarette fumate al giorno, infatti la percentuale di fumatori che fuma meno di 15 sigarette/die è aumentata dal 48,2% del 2008 al 51,6% del 2009, corrispondentemente i medi fumatori (15-24 sigarette/die) sono diminuiti dal 42,9% al 38,5%.

Il «nuovo» mercato delle sigarette
Se i fumatori aumentano e i consumi medi rimangono stabili perché non aumentano anche le vendite legali delle sigarette? Sono forse cambiati i canali di approvvigionamento dei prodotti di tabacco? La risposta è affermativa. Negli ultimi tempi infatti si è registrato un ritorno prepotente del contrabbando. L’Italia rappresenta un luogo di transito dei tabacchi lavorati esteri di contrabbando destinati ad altri Stati dell’Unione Europea ed introdotti, in via preminente,  soprattutto con modalità cosiddette «intraispettive», cioè attraverso i varchi doganali con documentazione materialmente o ideologicamente falsa.

Al fenomeno del contrabbando continua a coniugarsi poi quello della contraffazione delle sigarette, mentre un ulteriore canale impiegato per la vendita di prodotti da fumo di contrabbando è quello del web, divenuto ormai la nuova frontiera della contraffazione e utilizzato sempre con maggiore frequenza per la gestione e l’organizzazione dei traffici illeciti e per la commercializzazione online dei prodotti contraffatti ed insicuri su piattaforme telematiche spesso create ad hoc.

Un altro fenomeno in crescita è quello delle vendite cross-border aumentate significativamente dopo l’entrata della Slovenia nell’UE. Si è avuta infatti un’accelerazione dei flussi di commercio transfrontaliero attivati dalle differenze di prezzo sul confine italo-sloveno: basti pensare che tra il 2004 e il 2008 si è registrato una calo delle vendite in Friuli-Venezia Giulia pari al 34%.

Il trasporto e il commercio transfrontaliero avvengono in particolare da Paesi con prezzo e tassazione notevolmente più basso a Paesi a prezzo e tassazione maggiore (si pensi, ad esempio, al vantaggio di acquistare sigarette a tassazione assolta in Slovenia, Romania, Polonia, ecc, per poi portarle e rivenderle illegalmente in Italia a prezzi fortemente ridotti rispetto al mercato legale nazionale, ma pur sempre remunerativi per chi opera tali forme di commercio illecito).

Alcune categorie di fumatori piuttosto che smettere di fumare o ridurre il consumo decidono di acquistare prodotti provenienti da canali illegali a prezzi molto più convenienti e al di fuori di qualsiasi controllo doganale trattandosi di movimenti nell’ambito del mercato unico UE.

Cosa fare per aiutare i fumatori a smettere ed evitare le ricadute?
Le misure più utili ed efficaci per aiutare i fumatori a smettere ed evitare le ricadute sono: garantire l’accesso gratuito ai centri di disassuefazione, introdurre i trattamenti per smettere di fumare nei LEA, sostenere quegli interventi mirati alla rimborsabilità dei farmaci efficaci, aumentare il coinvolgimento della classe medica e soprattutto destinare maggiori risorse economiche a sostegno di interventi per la lotta al tabagismo.

Gli interventi invece che possono limitare l’abitudine al fumo nei giovani sono: aumentare il prezzo minimo delle sigarette, eliminare dal mercato i pacchetti da 10, chiudere i distributori automatici di sigarette ed effettuare maggiori controlli nelle rivendite sull’età degli acquirenti.

Tra l’altro queste sono anche le misure condivise da tutta la popolazione.