19 aprile 2024
Aggiornato 19:00

Processo Meredith: udienza dedicata a impronte in casa delitto

Sollecito: «Impronte piedi nudi in via delle Pergola non mie»

PERUGIA - Nuova udienza, a Perugia, del processo per l'omicidio di Meredith Kercher, dedicata in particolare all'esame delle impronte rilevate sul luogo del delitto di Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito e le altre tracce ritrovate nella casa di via della Pergola. Per gli avvocati di Sollecito, Giulia Bongiorno e Luca Maori, queste tracce sono il segno che quella casa di via della Pergola, ritornata ora in mano al proprietario per un veloce restauro, sono entrati in tanti e in maniera anche confusa dopo l'omicidio di Meredith Kercher. Impronte di ispettori che hanno contaminato la scena e i reperti per la difesa.

Per i Pm Mignini e Comodi, invece, con le testimonianze di oggi della polizia scientifica, si trovano ulteriori certezze del gioco finito in tragedia fatto da un piccolo gruppo di persone. Il direttore della sezione identità giudiziaria della polizia scientifica di Roma, Lorenzo Rinaldi, ha ribadito che l'impronta insanguinata trovata nella camera di Metz è di Rudy Guede.

Una scatola di scarpe vuote ha tradito l'ivoriano dato che l'ispettore ha comparato l'orma con una calzatura nuova di quel modello rintracciando il proprietario. Un'altra impronta di scarpa di Guede è stata ritrovata sul cuscino, messo sotto il corpo, di Meredith.

Rinaldi, attraverso uno speciale filtro, ha individuato le traccia di piedi (scalzi) e mani della casa di via della Pergola, nel corridoio e sulla porta di una delle camere affittate a ragazze italiane. Impronte di piedi anche di Amanda, anche se lei viveva in quella casa.

«Le impronte di piedi nudi nella casa di via della Pergola non possono essere mie». Con questa risposta Raffaele Sollecito è tornato protagonista nell'udienza di oggi del processo che lo vede indagato per la morte della ragazza inglese Meredith Kercher insieme a Amanda Knox. Il ragazzo pugliese ha cosi commentato la deposizione di oggi di un consulente della polizia scientifica che gli ha attribuito delle orme a piedi scalzi nell'abitazione. «E' una mia idea - ha spiegato Sollecito - ma attribuire delle impronte sulla base della lunghezza del piede non esclude tutte le possibilità e tutti quelli che possono aver vissuto quella casa. I miei consulente dimostreranno che non sono impronte attribuibili a me».

Sollecito poi è passato all'attacco sull'attribuzione errata dell'impronta insanguinata nella camera di Metz che all'inizio fu considerata sua ma poi rivelatasi di Rudy Guede. «Volevo ricordare - ha sottolineato il ragazzo pugliese - che per mesi queste impronte sono state attribuite a me. Sono stato arrestato e portato in carcere per questa prova. Oltretutto il giudice in base a questa relazione ha confermato il mio arresto. Anche se ho più volte detto, fin dall'inizio, che quelle orme di scarpe non erano mie. Nessuno mi ha ascoltato».

Il processo riprenderà il prossimo 22 e 23 maggio quando saranno ascoltati altri 6 testimoni dell'accusa e della difesa.