16 aprile 2024
Aggiornato 23:00
La crisi siriana

Brahimi: Gli interessi del popolo siriano prima di tutto

L'inviato delle Nazioni Unite e della Lega araba in Siria, che erediterà ufficialmente l'incarico di mediatore da Kofi Annan il 1 settembre, è già stato criticato da alcuni gruppi dell'opposizione siriana per non aver detto che il presidente Bashar al Assad deve dimettersi. Terzi: La sorte del regime è segnata, agevolare transizione

NEW YORK - L'inviato delle Nazioni Unite e della Lega araba in Siria, Lakdhar Brahimi, ha dichiarato che il popolo siriano sarà il suo «primo interlocutore» durante l'avvio dei colloqui con i leader del Palazzo di Vetro.
Brahimi, che erediterà ufficialmente l'incarico di mediatore da Kofi Annan il 1 settembre, è già stato criticato da alcuni gruppi dell'opposizione siriana per non aver detto che il presidente Bashar al Assad deve dimettersi. Parlando all'inizio dei colloqui con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, Brahimi ha indicato che il popolo siriano «sarà il nostro primo interlocutore. Considereremo i suoi interessi al di sopra e prima di quelli di chiunque altro. Cercheremo di aiutarlo il più possibile, non risparmieremo alcuno sforzo».

Ban ha detto che Brahimi ha avuto un «incarico cruciale, portare pace e stabilità, promuovere i diritti umani in Siria». L'incontro con Ban è il primo impegno ufficiale dell'ex ministro degli Esteri algerino da quando è stato nominato lo scorso 14 agosto. Trascorrerà una settimana a New York per incontrare politici, responsabili umanitari e di altri settori dell'Onu per definire la sua missione. Kofi Annan si è dimesso lamentando la mancanza di sostegno della comunità internazionale per applicare il suo piano di pace in sei punti sulla Siria.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu è seriamente spaccato sulla Siria. Russia e Cina hanno bloccato tre risoluzioni sul conflitto che avrebbero potuto portare a sanzioni a carico di Assad.

Aumento violenze e scontri Libano ostacolano lavoro Unhcr - L'escalation di violenze in Siria e i combattimenti collegati in Libano stanno ostacolando il lavoro dell'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, mentre il numero delle persone in fuga dal conflitto raggiunge livelli record. Lo ha reso noto l'Unhcry. «Il deteriorarsi della situazione di sicurezza in Libano sta ostacolando il nostro lavoro di aiutare i rifugiati a fuggire dal conflitto siriano, malgrado le operazioni continuino», ha dichiarato il portavoce dell'Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), Adrian Edwards.
«I combattimenti tra quartieri rivali a Tripoli vanno avanti, influenzando il ritmo delle registrazioni nel nostro nuovo centro nella città» del nord del Libano, ha affermato. La registrazione dei rifugiati nella Valle di Bekaa in Libano, vicino al confine orientale con la Siria, è stata interessata inoltre da timori di sicurezza sulla scia dei sequestri di siriani nella zona, ha aggiunto l'Unhcr. L'attuale numero dei rifugiati nei Paesi vicini della Siria eccede le 200mila persone, secondo i dati ufficiali: 51mila in Libano, 15.900 in Iraq, 61.000 in Giordania e più di 74.000 in Turchia, che ha ffatto sapere che l'Unhcr sta costruendo sette nuovi campi.

Terzi: La sorte del regime è segnata, agevolare transizione - La sorte del regime di Bashar al Assad è «segnata» ed è arrivato il momento di «preparare e facilitare» la transizione politica in Siria: lo ha ribadito oggi il ministro degli Esteri Giulio Terzi, parlando ai microfoni di Skytg 24 a margine del meeting di Rimini.
«Nei prossimi giorni avremo una riunione di alti funzionari (a Roma ndr) per parlare del dopo Assad, perché non vi è dubbio che la sorte del regime è segnata e si deve preparare e facilitare un processo di transizione politica rapido, che garantisca il rispetto della democrazia e di tutte le minoranze», ha affermato il titolare della Farnesina.