19 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Alla fine tutto come prima

La Cassazione conferma il voto sul nucleare. Pd: Mobilitazione

Di Pietro: «Non è una spallata al Governo». Il Presidente della Camera Fini: «Giusto votare»

ROMA - Alla fine, tutto come prima: il 12 e 13 giugno si voterà il referendum sul nucleare, anche se dovranno essere ristampate le schede, visto che i quesiti andranno riformulati in base al testo del 'decreto omnibus'. La Corte di Cassazione ha infatti accolto l'istanza presentata dal Pd che chiede di trasferire il quesito referendario sulle nuove norme appena votate nel provvedimento: quindi la richiesta di abrogare la legge che consente un ritorno del nucleare in Italia rimane tale e quale. La decisione è stata presa a maggioranza dal collegio dell'Ufficio Centrale per il referendum della Cassazione, presieduto dal giudice Antonio Elefante.

ENTUSIASMO DAL COMITATO PROMOTORE - La sentenza della Suprema Corte è stata accolta naturalmente con entusiasmo anche dal comitato promotore. «Questa volta le furberie alle spalle degli italiani non passano. La Cassazione censura l'arroganza del governo e riconsegna nelle mani dei cittadini il diritto a decidere sul nucleare e del proprio futuro», commentano dal quartier generale di Vota Sì per fermare il nucleare. La Corte, prosegue la nota, «ha arginato i trucchi e gli ipocriti 'arrivederci' al nucleare e ha ricondotto la questione nell'alveo delle regole istituzionali, contro l'inaccettabile tentato scippo di democrazia».

BERSNAI - Il primo a chiamare alla mobilitazione per raggiungere il quorum e vincere il referendum è il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «La conferma del quesito sul nucleare è una notizia eccellente, i trucchi del governo sono stati ancora una volta smascherati», dice il segretario dei democratici. «Il Pd - ha detto - che ha sempre contrastato le assurde scelte del governo sul nucleare, è impegnato con tutte le sue forze a sostenere la campagna per il 'sì' e invita tutte le sue organizzazioni territoriali a mobilitarsi in occasione del 12 e 13 giugno».

FINI - A sostenere Bersani, anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che oggi ha ribadito che «è giusto andare a votare». Dello stesso avviso il capogruppo alla Camera di Fli, Italo Bocchino, che ha promesso che «gli elettori di Fli andranno a votare».

DI PIETRO - Anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, è della partita, ma oggi ha caratterizzato la sua conferenza stampa con un palese cambio di passo nella campagna pro-referendum. «Vogliamo 'sberlusconizzare' e anche 'sdipietrizzare' i referendum: nessuno deve metterci il cappello perché appartengono a tutti i cittadini e agli elettori che devono andare a votare senza pensare che sia un voto di centrodestra o di centrosinistra. Vogliamo un referendum che non sia uno scontro tra maggioranza e opposizione perché riteniamo siano materie che interessano i cittadini e non vogliamo che il centrodestra lo usi come una rivincita della sonora sconfitta subita con i ballottaggi».

VENDOLA - «La decisione della Corte di Cassazione di oggi - è stato infine il commento di Nichi Vendola - oltre che un riconoscimento del rispetto delle leggi italiane, al di là dei tentativi di imbroglio e di trucchetti di cui il governo Berlusconi ha abusato in queste settimane, è un atto di rispetto nei confronti degli elettori e delle elettrici chiamati alle urne il 12 e 13 giugno».