29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Politiche per l'immigrazione

Franceschini: cittadinanza un dovere civile e di coerenza

«Fa impressione vedere come con leggerezza molti italiani si dimenticano il nostro passato»

ROMA - «Fa impressione vedere come con leggerezza molti italiani si dimenticano il nostro passato», un passato di emigrazione, quando gli italiani in America erano chiamati i «dago» ovvero gente di coltello, o quando in alcuni paesi europei alla porta di bar e ristoranti compariva la scritta vietato l'ingresso ai cani e agli italiani.
Con questo ricordo forte il presidente dei deputati democratici, Dario Franceschini, intervenendo in aula alla Camera ha definito quello dell'immigrazione e nello specifico della cittadinanza un problema di coerenza oltre che morale.

Politicamente, Franceschini ha detto No all'ipotesi di un ritorno in commissione della proposta di legge, rinvio - ha detto - di cui nei giorni scorsi se ne parlava nei corridoi e che stamane è giunto in aula: un rinvio a dopo le regionali, per evitare di influire sugli orientamenti di voto. «Noi diciamo no al rinvio» ha affermato Franceschini dicendo che «a gennaio vedremo con i voti chi è contrario alla società multietnica». «E' qui -ha detto Franceschini - che possiamo iniziare a misurare la volontà di confronto e di collaborazione per una modifica costituzionale e questa è una modifica da cui poter iniziare. Su questo potremo misurare la distanza reale tra le parole e i fatti». E Franceschini ha invitato a riflettere sul fatto che ormai già esiste questa multietnicita', a partire dalle scuole dove ragazzi dalla pelle di colore diverso vivono insieme, ma parlano la stessa lingua, tifano per la stessa squadra di calcio e hanno le stesse aspirazioni. Proprio nelle scuole - ha sottolineato- è già iniziata l'Italia di domani.

Franceschini ha quindi dichiarato il consenso del Partito Democratico ad una legge che preveda la cittadinanza per gli immigrati tenendo come criteri la conoscenza della lingua, il reddito minimo che è previsto in Europa, l'osservanza della Costituzione e soprattutto la richiesta di cittadinanza dell'immigrato. Una cittadinanza, ha aggiunto, che va prevista in primo luogo per i figli di immigrati che da anni vivono in Italia e che studiano nelle nostre scuole. Sono in questione diritti, ha sottolineato Franceschini, che riguardano migliaia di persone.

Un «basta» Franceschini lo ha detto anche in riferimento «all'automatismo tra sicurezza e immigrazione» come se immigrato voglia dire di per sé delinquente. Anzi una legge sulla cittadinanza potrebbe servire a coinvolgere gli stessi immigrati a combattere l'immigrazione clandestina e il racket che la sfrutta.

Franceschini ha concluso invitando a ricordare quante espressioni 'straniere' esistono in Italia dove ancora esistono comunità che oltre all'italiano parlano in greco, in albanese, in tedesco, in francese e altro ancora. Un fenomeno unico al mondo che ha arricchito la nostra cultura, la nostra storia: «a questa eredità -ha concluso Franceschini - dobbiamo dare un futuro».