24 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Al movimento delle Pmi «impresecheresistono» ora aderiscono anche i dipendenti

Imprenditori e lavoratori insieme per la protesta

Intanto la Regione Piemonte ha concesso una moratoria sui debiti verso i finanziamenti pubblici

CUNEO - Moretta è un paese di 4500 abitanti in provincia di Cuneo. Rischia di diventare il simbolo di una crisi che sta provocando danni irreparabili nella piccola e media impresa italiana. A Moretta ormai ci sono più cassaintegrati che operai: sono 470, più del 10 per cento della popolazione, compresi vecchi e bambini. Per 180 di loro è in vista la cassa integrazione a zero ore, che vuol dire non avere più un soldo per tirare avanti. Di fronte a questa debacle del lavoro Moretta potrebbe diventare però anche il laboratorio di un esperimento qualche volta vagheggiato in Italia, ma poi mai realizzato organicamente: l’unione delle forze produttive, imprenditori e lavoratori insieme.

La vicenda è nata così. La primavera scorsa, Luca Peotta, un piccolo imprenditore della zona ha deciso che sarebbe stato un suicidio continuare a guardare l’azienda scivolare verso la chiusura senza fare nulla e ha chiamato a raccolta un gruppo di «padroncini» come lui. Senza più l’ossigeno delle banche, gli ordini ridotti al lumicino, le Istituzioni lente o sorde a raccogliere il grido di allarme delle microaziende, per Peotta non è stato difficile mettere insieme in breve tempo un movimento spontaneo al quale ha dato il suggestivo nome di »Impresecheresistono».

«Impresecheresistono» - E’ con questa sigla che qualche centinaio di piccoli imprenditori si sono presentati a Roma nel luglio scorso ed hanno sfilato silenziosamente per le vie della città. Lo scopo era fare sentire direttamente al Palazzo tutto il loro disagio senza l’intermediazione delle associazioni di categoria che ufficialmente li rappresentano. L’iniziativa ha avuto un successo mediatico e ora «Impresecheresistono» conta sull’adesione di un migliaio di aziende sparse su tutto il territorio nazionale, dal Piemonte alla Sicilia.

Il fai da te dei piccoli imprenditori giovedì scorso ha ottenuto un grande successo, di quelli che piacciano agli imprenditori, cioè che si possono toccare con mano. La Regione Piemonte, infatti, dopo aver aperto un tavolo tecnico con gli esponenti di questo gruppo spontaneo che fanno parte del suo territorio, ha accettato ben cinque punti dei sei che contenevano le loro richieste. E, cosa principale, si è detta disposta a concedere alle Pmi una moratoria di un anno, come quella concessa dalle banche, sui finanziamenti ottenuti dalle casse pubbliche, dall’Artigiancassa ai prestiti, dai mutui ai leasing.

Luca Peotta - «E’ stata una grande vittoria anche sull’inazione e le pastoie burocratiche delle nostre associazioni di categoria», è stato il commento di Luca Peotta, l’ideatore del movimento, che ora si batterà affinché anche le altre Regioni adottino la moratoria concessa alle piccole imprese piemontesi. Sull’onda di questo risultato venerdì sera 150 imprenditori «fai da te»si sono quindi riuniti a Moretta per mettere a punto le prossime mosse.

Ma gli argomenti imprenditoriali sono stati presto scavalcati da un fatto che potrebbe fare di Moretta una pietra miliare: un folto gruppo di lavoratori dipendenti ha chiesto e ottenuto di entrare a far parte del movimento dei piccoli imprenditori . Si tratta di operai e impiegati provenienti dalle imprese della zona decimate dalla crisi che oggi, alla ricerca di una via di uscita, scelgono il braccio di quelli che un tempo venivano chiamati «padroni».

Quattro di questi operai le cronache, anche televisive, li hanno conosciuti perché nei mesi scorsi sono saliti sul tetto del capannone dell’azienda dove lavorano, la «Agc», una multinazionale giapponese che produce vetri di ricambio per la Citroen: le commesse alla «Ag» non mancano, ma i giapponesi vogliono ugualmente chiudere perché dicono che da noi il costo del lavoro è troppo caro.

«Stiamo vivendo un fatto storico, per la prima volta negli ultimi cinquanta’anni si stanno verificando condizioni impossibili da sostenere sia per noi lavoratori dipendenti che per gli imprenditori. Vi assicuro che questa nostra non è una scelta sporadica. E’ un movimento che sta crescendo» spiega Massimo Elia, operaio in cassa integrazione a 750 euro al mese che ha aderito a «impresecheresistono».

E i sindacati? Ha chiesto il Diario del Web. «Se vorranno tornare a difendere gli interessi dei lavoratori si accoderanno» è stata la risposta di Massimo Elia.
Insomma anche fra i dipendenti c’è un’aria di dissociazioni dalle rappresentanze istituzionali che ricalca le conclusioni a cui sono giunti i promotori di «Impresecheresistono» nella riunione di giovedì che si è tenuta a Moretta..Rafforzati dal successo con la Regione Piemonte, inizialmente avevano pensato di andare a bussare alla porta delle associazioni di categoria per risvegliarle dal torpore di cui le ritengono affette. Ma poi è prevalso il timore di essere risucchiati nelle sabbie mobili del «burocratese» che non a caso fa rima con il «sindacalese» rifiutato da quegli stessi operai che per farsi sentire debbono salire sul tetto dei capannoni.

Quindi avanti tutta con «il fai da te» di imprenditori e lavoratori a braccetto. Prossimo appuntamento: un «impresecheresistono day». Potrebbe essere davvero un giorno nuovo.