19 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Gli ex amministratori accusati di falso in bilancio, irregolarità e «mala gestio»

Vecchia Alitalia: i risparmiatori portano in tribunale gli stipendi d'oro

Martedì nuova udienza nella causa contro gli ex top manager. Quasi 6 milioni di euro percepiti dall'ex ad Giancarlo Cimoli nel 2004-2007

ROMA - È prevista per martedì 13 ottobre al tribunale di Roma la seconda udienza della causa contro gli amministratori della ex Alitalia promossa da Consumatori Associati, sigla che rappresenta i risparmiatori titolari di azioni e bond penalizzati dal fallimento della Magliana. Nel mirino degli avvocati Ernesto Fiorillo e Giovanni Tognon ci sono il «falso in bilancio», la «mala gestio» e le «irregolarità» di chi ha guidato la compagnia nel periodo 2000-2008. E sono molto duri, in particolare, i toni contro gli ex numero uno di Alitalia, soprattutto Giancarlo Cimoli, accusati di ricevere compensi milionari in un periodo in cui la società entrava in una prolungata crisi industriale e finanziaria, con i conti in progressivo peggioramento.

Nel 2003 - secondo i legali dei risparmiatori - il compenso del consiglio di amministrazione ammontava a 203mila euro, mentre quello dell'amministratore delegato Francesco Mengozzi a circa 1,085 milioni. L'anno successivo al Cda sono andati 277mila euro e all'ad Cimoli 1,522 milioni, così come nel 2005 la retribuzione del consiglio era 277mila e quella di Cimoli circa 2,7 milioni. E sempre lo stesso numero uno della compagnia nel 2006 si portava a casa circa 1,540 milioni (150mila al Cda), mentre l'anno dopo intascava 131mila euro, essendo rimasto in carica solo fino a febbraio (al successore Maurizio Prato sono andati 350mila euro).

Cifre significative - evidenziano gli avvocati - nonostante in quegli anni Alitalia fosse già in crisi. Nel 2004, infatti, ha avuto una perdita netta pari a 858 milioni, l'anno successivo in bilancio c'è stato un rosso di 167 milioni, mentre nel 2006 ci sono state una perdita netta pari di 625 milioni e un aumento dell'indebitamento finanziario di 238 milioni. Nel 2007, poi, la perdita è stata di 483 milioni, con una riduzione del patrimonio netto di 512 milioni rispetto all'esercizio precedente.

I compensi dei top manager della Magliana quindi - secondo Consumatori Associati - erano «assolutamente fuori mercato e in danno esclusivo degli azionisti di minoranza». Nel 2004, infatti, Air France ha avuto un utile di 98 milioni e nel biennio 2004-2005 l'ad Jean-Cyrill Spinetta ha ricevuto un compenso di 550mila euro, un bonus di 160mila, pari a una remunerazione mensile di 29.583 euro. Per British Airways, poi, l'utile ammontava a 333 milioni e la remunerazione dell'ad Rod Eddington era di 517.813 euro, con un bonus di 258.907 (pari a uno stipendio mensile di 64.727 euro). Alitalia invece, «pur avendo dichiarato un perdita di 812 milioni, remunerava Cimoli, amministratore delegato e presidente, con un compenso di 1.522.996 euro, pari a uno stipendio mensile di 190.375 euro».

Ma in maniera ancora più sorprendente - concludono i legali dei risparmiatori - nel 2005 una delibera del consiglio di amministrazione raddoppia lo stipendio di Cimoli, che passa a 2,791 milioni l'anno: ben 6 volte l'amministratore delegato di Air France e il triplo rispetto a quello di British Airways, sebbene Alitalia continui a registrare notevoli perdite».