19 marzo 2024
Aggiornato 05:30
Rapporto sull'operazione militare piombo fuso

Rapporto Onu, Israele: documento «nauseante»

«Non abbiamo bisogno di lezioni di moralità da Siria e Somalia»

GERUSALEMME - Non si è fatta attendere la reazione di Israele al rapporto della commissione Goldstone sull'operazione militare Piombo fuso nella Striscia di Gaza, lanciata alla fine dello scorso anno e terminata dopo tre settimane.

Secondo i risultati dell'inchiesta condotta dalla Commissione Onu guidata dal sudafricano Richard Goldstone, diffusi ieri, sia Israele che Hamas hanno commesso crimini di guerra e forse crimini contro l'umanità: lo Stato ebraico non limitando «le perdite civili»; i gruppi armati palestinesi attaccando con i razzi Qassam le comunità israeliane nel Negev occidentale.

Israele però respinge con fermezza il rapporto di 575 pagine, definito «nauseante» e di parte poiché mette sullo stesso piano «uno Stato democratico con una organizzazione terroristica». «Non abbiamo nulla di cui vergognarci e non abbiamo bisogno di lezioni di moralità da una commissione istituita dalla Siria, dal Pakistan, dal Bangladesh, dalla Malaysia e dalla Somalia», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yossi Levy, secondo quanto riporta il Jerusalem Post.

Israele respinge anche la richiesta della Commissione Goldstone di svolgere un'inchiesta indipendente sul suo comportamento durante l'offensiva contro Hamas, che avrebbe fatto circa 1.400 morti, tra cui molti civili, secondo il bilancio fornito da fonti palestinesi di Gaza.

Secondo quanto scrive il quotidiano israeliano Haaretz, Israele ha invece iniziato una battaglia diplomatica per impedire che il rapporto venga ora presentato di fronte al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e anche al Tribunale penale internazionale dell'Aia, dove potrebbero venire incriminati responsabili israeliani coinvolti nell'operazione militare.

Già ieri sera un team di esperti guidato dal consigliere giuridico del ministero degli Esteri, Ehud Keinan, ha consegnato un'analisi preliminare del rapporto al premier Benjamin Netanyahu e al ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. «L'obiettivo è quello di evitare una china scivolosa che rischia di portare Israele di fronte al Tribunale penale internazionale dell'Aia», ha detto un alto funzionario israeliano.